Civiltà del Lavoro, n. 3/2020

53 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2020 FOCUS Tutte istanze del nostro nuovo modo di vivere, abitare e la- vorare, che spesso rimangono insoddisfatte per la carenza di edifici adeguati e di infrastrutture materiali e immateria- li realmente efficienti. Il ponte di Genova, la cui consegna alle autorità è previ- sta a fine luglio, dimostra che in Italia le opere pubbliche si possono realizzare. È un modello applicabile anche al- le molte grandi opere che nel nostro Paese stentano ad essere completate? Quello del Ponte di Genova è un caso del tutto a sé, vista l’eccezionalità e la gravità delle condizioni di partenza e per- tanto non può essere in alcun modo considerato un mo- dello replicabile. In Italia, troppo spesso, l’eccezione diventa regola e la regola diventa eccezione. Dobbiamo dimostra- re di saper costruire nuove opere e mettere in sicurezza quelle esistenti con regole ordinarie e in tempi ragionevoli. Il proliferare dei centri decisionali rappresenta uno dei nodi principali per sburocratizzare il Paese. Quanti so- no attualmente gli organismi che decidono in materia di investimenti pubblici per il vostro settore? Si è creato un vero e proprio mostro a sette teste, oggi for- se anche otto, con la proposta Colao: una serie di strutture che a vario titolo, nei palazzi governativi, avrebbero dovuto occuparsi di sbloccare le infrastrutture e accelerare gli inve- stimenti pubblici (Strategia Italia, InvestItalia, Dipe, Struttura per la progettazione, Italia Infrastrutture Spa, Cdp, Invitalia). Il risultato è lampante: le risorse non arrivano mai al cantie- re. Per questo è indispensabile intervenire sulle vere cau- se di blocco che sono a monte della gara. Quella miriade di pareri, rimpalli e intoppi che impediscono di realizzare un’opera in tempi degni di un paese civile. È lì che si annida il ritardo nel 70% dei casi. Quali norme andrebbero cambiate, a vostro avviso, per evitare la “fuga dalla firma” di molti amministratori che temono di incorrere in reati contro la Pubblica ammi- nistrazione? Bisogna rimuovere quegli ostacoli che spingono il funziona- rio pubblico a fuggire dalle proprie responsabilità. Per questo siamo favorevoli, e l’abbiamo chiesta a gran vo- ce, a una riforma dell’abuso d’ufficio e della responsabilità erariale per contrastare la burocrazia difensiva. Due istituti che fungono ormai solo da freno all’azione am- ministrativa, senza peraltro avere alcun ruolo incisivo sul piano della giustizia. Recentemente l’Ance ha criticato fortemente l’ipotesi di una proroga dello Split Payment, il meccanismo che consente alle Pubbliche amministrazioni, in deroga alle regole europee, di versare direttamente all’Erario l’Iva dovuta per la cessione di beni o prestazione di servizi. Quali danni provoca al vostro settore questo sistema? È un vero e proprio furto di liquidità alle nostre imprese, alle quali senza motivo – visto che con la fatturazione elet- tronica lo Stato ha in mano tutti gli strumenti per colpire i possibili evasori – vengono sottratti ogni circa 2,5 miliardi di euro. Un gravissimo danno sociale ed economico per- petrato in un momento drammatico come questo. Questa volta non ci stiamo. Stiamo lavorando a un contro-rapporto, analogamente a quanto facemmo sui ritardati pagamenti, da mandare alla Ue per dimostrare che oltre al danno la beffa, visto che i tempi per la restituzione dell’Iva sono molto più lunghi di quelli dichiarati dal governo italiano. Chiediamo dunque a quegli esponenti del governo e a tutte le forze politiche che si sono dichiarati più volte pubblicamente contrari alla proroga di ritirarla, dimostrando che lo Stato non è nemi- co delle imprese e che non si fa cassa a scapito del sistema produttivo del Paese. Gabriele Buia

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