Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

9 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 e doglie del parto del decreto Aprile approvato a metà maggio col nome pruden- temente modificato in decreto Rilancio, indicano che la fase di convivenza col vi- rus sarà molto più complicata della fase di chiusura. Bloccare quasi tutto sull’onda della paura è stato facile, riaprire in modo selettivo e sicuro, mentre il Covid-19 cir- cola ancora tra noi, è tremendamente difficile: un sentiero strettissimo per conci- liare salute ed economia, protezione sociale e ansia di ripresa, con inevitabili conflitti tra partiti, regio- ni, settori economici, virologi ed economisti. Ma non c’è scelta, dobbiamo farcela, applicando il vecchio detto dei latini di fronte alle emergenze: “Primum vivere, deinde filosophari”. La sopravvivenza, dei cittadini e delle imprese, deve essere il pri- mo assillo, perché senza vita non c’è pensiero, non c’è progetto, non c’è “filosofia”. A questo sono stati destinati gran parte dei soldi pubblici: reddito di emergenza per i più poveri, cassa integrazione per i dipendenti, bonus per gli autonomi, regolarizzazione per braccianti e badanti, mo- ratorie per i mutui, prestiti garantiti, erogazioni a fondo perduto, abolizione Irap e sostegno alla rica- pitalizzazione senza ledere la libertà di impresa con anacronistici appetiti neostatalisti. Nessuno, citta- dino o azienda, dovrebbe naufragare economicamente a causa del virus. Poi (“deinde”) si tratta di progettare la ripresa, si tratta di “filosophari”. Non basta tornare al “business as usual”. Abbiamo il dovere di utilizzare l’emergenza e i 200-250 miliardi che potremo complessiva- mente mobilitare, tra maggior indebitamento nazionale e fondi europei, per orientare lo sviluppo fu- turo secondo le esigenze emerse nelle ultime drammatiche settimane: una sanità più forte e flessibi- le, in grado di fronteggiare rapidamente nuove emergenze; una spinta alla sostenibilità ambientale (a partire dall’ecobonus per gli immobili) perché diversi studi hanno indicato una correlazione tra inqui- namento e diffusione del virus; un maggiore impulso all’innovazione per generalizzare lo smart wor- king, l’e-learning, l’automazione produttiva; la riprogettazione di case, città, trasporti pubblici e privati per consentirci di evitare gli assembramenti e minimizzare i rischi; un vasto piano di formazione per tutti e di digitalizzazione della Pubblica amministrazione, per scongiurare i ritardi e gli intoppi buro- cratici che hanno ostacolato l’afflusso dei sussidi a famiglie e imprese. E contemporaneamente bisognerà pensare a non mandare il debito pubblico fuori controllo perché, passata l’emergenza, i nodi verranno al pettine e saremo richiamati alla disciplina di bilancio. Molti politici dicono che del debito non bisogna preoccuparsi perché gli italiani sono pieni di rispar- mi, spesso investiti in attività finanziarie estere. È dunque giunto il tempo per studiare strumenti di finanza “patriottica” per consentire ai risparmia- tori italiani di investire di più sul loro Paese. Solo così riusciremo a non soccombere. E magari potre- mo uscire dall’emergenza migliori di come ci siamo entrati. EDITORIALE Convivere con IL VIRUS L

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