Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

CNR UTL SINTEF UCL University of Bremen VUB University of Hamburg University of Florence University of Naples WOC ECMWF UNIVIE The Cyprus Institute University of Evora ETH Zurich Jacobs University Bremen University of Palermo RBINS University of Sevilla LSE PAS ENEA KCL UOL FNRS Fraunhofer CSIC CTAER Cranfield University GEOGREEN TECNALIA JRC German Aerospace Center Fondazione Bruno Kessler BRA-IASB CENER-CEMIAT EUROGOOS Istituto IMDEA LNEG Galletti Belgium NERC 54 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 RETE DELLE COLLABORAZIONI DEL CNR IN HORIZON 2020 (SEGUE DA PAGINA 51) della ricerca universitaria nel rapporto biennale del 2018, l’Italia scala qualche posizione pur restan- do sempre dietro a Spagna e Olanda. A pesare sul sistema di ricerca italiano potrebbe essere anche la scarsa propen- sione ad attrarre la ricerca di eccellenza (i programmi Erc e i Marie-Sklodowska-Curie Actions). Infatti, oltre al basso numero di progetti vinti, le istituzioni italiane presentano un tasso di successo del 7% mentre le altre nazioni stanno al 13%. Ciò determina un doppio danno: spreco delle risor- se impiegate per presentare progetti che hanno bassa pro- babilità di accedere ai fondi e perdita di una parte cospi- cua del budget a cui l’Italia pure contribuisce. Al momento l’Italia è terza per contribuiti all’Ue ma è sesta per quantità di finanziamenti ricevuti. L’Italia da FP6 a H2020 è riuscita ad aumentare il numero di partecipazioni e ottenere più fi- nanziamenti. Quindi avanza, ma lentamente. Sui programmi europei riservati alla ricerca di particolare eccellenza, gli Erc, va segnalata una ulteriore criticità, sinto- matica di uno dei problemi più urgenti del sistema: i ricerca- tori italiani fanno crescere gli istituti di ricerca non italiani. Consideriamo i cosiddetti “Consolidator grant”, gli assegni da 2 milioni di euro per 5 anni riservati a ricercatori con al- meno 7 e fino a 12 anni di esperienza dopo il PhD. Nel 2019 sono stati 7 i progetti italiani ad aggiudicarsi questo tipo di finanziamento: uno nelle scienze sociali, 6 nelle scienze fisi- che e ingegneristiche, zero nelle scienze della vita. In totale la metà di quelli vinti nel 2018 (15). Un risultato che preoc- cupa e conferma l’inadeguatezza del sistema italiano di im- porsi nei tavoli europei. Gli italiani invece riescono a vince- re quando vanno all’estero: sui 23 totali (erano stati 35 nel 2018) ben 16 hanno vinto grazie al supporto di istituzioni straniere. Sono quindi il gruppo più numeroso di scienzia- ti all’estero dopo quello tedesco. L’Italia è l’unica nazione in cui il numero di ricercatori vincitori all’estero è maggiore di quello dei vincitori nel paese di appartenenza. IL CIRCOLO VIZIOSO NORD SUD Uno dei punti deboli della ricerca italiana sul fronte della progettazione europea Gli italiani riescono a vincere meglio quando non sono in Italia. L’Italia è infatti l’unica nazione in cui il numero di progetti Erc, tra i più prestigiosi assegnati ai singoli ricercatori europei, è più alto tra i ricercatori che lavorano all’estero che nel paese di appartenenza FOCUS

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