Civiltà del Lavoro, n. 1/2020

43 Civiltà del Lavoro febbraio 2020 FOCUS di e piccole, tra le quali Parma – definita dai propri cittadini piccola Parigi padana – la città dove è partita la storia del- la mia azienda, dove sono nato, cresciuto e tuttora vivo. Con l’anno della cultura che vede protagonista la nostra città, saremo al centro dell’attenzione italiana e mondia- le: certamente è una opportunità, ma anche una sfida dalla vittoria non scontata. Personalmente, sono convinto che riusciremo a lavorare bene e a tenere alto il nome di Par- ma. Il nostro territorio, la città di Verdi e del melodramma, delle architetture rinascimentali e romane, della tradizione contadina e dell’innovazione, non sembra avere urgenza di riscatto. Anche a livello economico è proprio qui, nella Fo- od Valley, che nasce un terzo del cibo made in Italy con un giro di affari di circa 538 miliardi di euro, un quarto del no- stro prodotto interno lordo. Tuttavia, deve guardare al futuro, al di là delle solide radi- ci culturali che la caratterizzano. In questo senso diven- ta fondamentale una cooperazione proattiva tra imprese, Governo e istituzioni così da fare squadra con un triplice obiettivo: valorizzare, proteggere e investire su e per il no- stro territorio. Il tutto in un’ottica di rispetto dell’ambien- te e della società. Per valorizzare l’Italia nel mondo è necessario puntare sul- le caratteristiche che ci contraddistinguono. Siamo il Pae- se dell’eccellenza, dell’eleganza e del saper fare. Lavoriamo bene e tanto, dobbiamo quindi puntare sempre di più sulla qualità e non sulla quantità, sul valore e non sul volume, con eventi, iniziative e prodotti volti a rafforzare la nostra cultu- ra e, allo stesso tempo, sottolineare le virtù dell’Italia e degli italiani nel nostro Paese ma anche, e soprattutto, all’estero. Noi, nel nostro piccolo, stiamo concentrando i nostri sforzi proprio in questo senso: è il caso per esempio del nostro premio agli agricoltori “Pomodorino d’Oro”, un incentivo economico che da 20 anni assicuriamo ai nostri conferi- tori che ci consegnano il pomodoro della migliore qualità. Perché questo è quello che si aspettano i consumatori di tutto il mondo da un prodotto italiano: la massima qualità. Indubbiamente non è possibile valorizzare senza protegge- re. Troppo spesso le nostre produzioni italiane sono attac- cate e messe sotto cattiva luce dalla stampa internaziona- le. La protezione delle nostre materie prime, dei lavoratori e del made in Italy è un imperativo a cui nessuno può sot- trarsi. Bisogna però partire a monte di tutta la filiera e cioè da coloro che vengono impiegati nella raccolta delle ma- terie prime. Se è vero, come noto, che la legge per contra- stare il caporalato in agricoltura ha portato a una riduzione del fenomeno di quasi il 50%, vuol dire che il percorso in- trapreso è quello giusto. Per cui, le istituzioni in primis, ma anche noi come semplici cittadini, dobbiamo continuare a collaborare con l’obiettivo di proteggere l’immagine in Ita- lia e nel mondo delle nostre eccellenze e della nostra ma- nodopera. Noi come Mutti abbiamo iniziato alcuni anni fa il processo che, nel 2018, ci ha portati alla raccolta 100% meccanizzata di tutte le tipologie di pomodoro in tutti gli areali di produzione, eliminando alla radice il problema del- lo sfruttamento della manodopera non qualificata. Siamo stati il primo attore presente nel Sud Italia a ottenere que- sto risultato e ne siamo molto orgogliosi. Infine, potrà sembrare banale, ma è necessario che con sempre maggiore convinzione e forza si possano garanti- re i giusti investimenti per la valorizzazione delle nostre ec- cellenze e la costruzione di un’immagine forte del nostro Paese verso l’esterno. Investire vuol dire puntare sull’innovazione, sul rispetto dell’ambiente e della società. Perché la crescita in futuro do- vrà inevitabilmente essere legata alla sostenibilità. Da anni la mia azienda collabora attivamente con il Wwf Italia e porta avanti progetti di natura ambientale, con straordinari risul- tati conseguiti in termini di riduzione della CO 2 e del consu- mo idrico nella coltivazione del pomodoro. Attualmente ci stiamo concentrando sulla valorizzazione della biodiversità. Possiamo e dobbiamo fare di più perché il nostro prodot- to, così come l’eccellenza made in Italy, sia non solo buono ed etico, ma anche sostenibile. Non si tratta, però, di un lavoro che solo Mutti deve por- tare avanti. Ribadisco che ha un ruolo cruciale la collabo- razione da parte di tutti gli attori in campo, soprattutto a fronte della nomina di Parma a Capitale della Cultura 2020, che ci affida il compito di diffondere ancora di più nel mon- do le nostre ricchezze. Dovremo impegnarci tutti a uscire dalla comfort zone con una visione comune di lungo termine, costruendo su quel- lo che sono e sempre saranno le unicità del nostro straor- dinario territorio. Profilo FRANCESCO MUTTI è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2017. È amministratore delegato del Gruppo Mutti, azienda di famiglia leader nei derivati del pomodoro. La produzione è di 280.000 tonnellate l’anno ed esporta in 83 paesi. Grazie alle innovazioni introdotte ha ridotto del 4,6% l’impronta idrica e del 27% le emissioni di CO 2 lungo la filiera. Duecentottanta i dipendenti stabili e 1.148 gli stagionali

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