Civiltà del Lavoro, n. 6/2019

22 Civiltà del Lavoro dicembre 2019 PRIMO PIANO della Pubblica amministrazione ad un fisco meno op- pressivo e più trasparente. Il vero punto di partenza, però, non può che essere l’inve- stimento sulla formazione dei giovani. L’education è sem- pre stata un’assoluta priorità, ma da troppi anni, anziché potenziarla, viene compromessa da riforme parziali e spes- so inadeguate. Oggi, per fare della formazione un volano di crescita civile e di sviluppo economico, va ricentrato tutto il sistema educa- tivo, dalla scuola primaria all’università, su tre obiettivi fon- damentali: merito, opportunità ed eccellenza. Occorre poi rilanciare in maniera significativa gli investimen- ti, sia quelli pubblici, sia quelli privati. Dobbiamo riprende- re a investire su noi stessi, attuare un grande programma di potenziamento delle infrastrutture, dall’adeguamento delle reti materiali e immateriali alla manutenzione e riqua- lificazione del territorio fino al risanamento ambientale e idrogeologico. Dobbiamo rispettare di più le nostre città, il nostro patri- monio artistico, il nostro territorio che tutti ci invidiano. Siamo chiaramente in sofferenza dopo oltre due decenni di mancanza di investimenti. Tutto ciò indebolisce non solo la qualità della vita e della convivenza civile, ma anche la competitività del sistema- Paese e la nostra credibilità agli occhi del mondo. Accanto agli investimenti pubblici dobbiamo ridare slan- cio anche a quelli privati. Dobbiamo ridare fiducia agli im- prenditori italiani ed esteri perché l’Italia possa, in maniera significativa, attrarre investimenti per allargare la base pro- duttiva e per creare nuove e migliori opportunità di lavoro che valorizzino il saper fare italiano. Ma questo è possibile solo se finalmente rimettiamo rifor- me e rigore, competitività e sviluppo al centro dell’attività di governo oltre che come primo punto dell’agenda delle priorità del Paese. Non c’è dubbio che le crescenti emarginazioni e disugua- glianze sociali e territoriali richiedano più investimenti in equità. Occorre, però, con chiarezza ricordare che per di- stribuire ricchezza bisogna innanzitutto crearla e che l’Ita- lia da oltre dieci anni è un paese a crescita zero. L’emergen- za sociale rende quindi ancora più cogente la necessità di riavviare il motore economico italiano. Questo percorso di riforme, rigore e crescita è una strada obbligata anche per recuperare sul piano europeo e internazionale un ruo- lo da protagonisti. Il nostro è uno dei paesi fondatori dell’Europa. Per la nostra storia, per la nostra cultura, per il nostro peso economico e industriale, abbiamo un ruolo fondamentale da svolgere nel- la costruzione di un’Europa più unita sul piano politico, più integrata sul piano istituzionale e più competitiva su quel-

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