Civiltà del Lavoro, n. 6/2019

18 Civiltà del Lavoro dicembre 2019 PRIMO PIANO straordinari, ma siamo consapevoli che questo non è più sufficiente. Siamo nel mezzo di una fase di rallentamento dell’economia globale che, per quanto attesa, avrà ripercus- sioni anche in Europa. Le tensioni geopolitiche, acuite dal recente rincaro delle tariffe sugli scambi commerciali, e la generale flessione del commercio internazionale avranno ef- fetto sugli investimenti e sulla produzione industriale, che già nel corso dell’anno registra un calo rispetto al precedente. Non dobbiamo spaventarci per lo scenario che ci attende: più che il domani, sinceramente temo l’atteggiamento di chi per tornaconto crede sia meglio non parlarne o tergiversare. Adesso è il momento di lavorare ancor di più per affron- tare insieme il prossimo futuro in un’Europa più coesa e in un Paese più solidale. Nella Legge di Bilancio che ci prepariamo a scrivere ci sa- ranno misure a sostegno degli investimenti delle imprese: beni strumentali, ricerca e sviluppo, innovazione, proprietà intellettuale sono i pilastri della buona politica industriale dove Stato e imprenditori si incontrano per disegnare in modo solido l’avvenire. Ma permettetemi di dire che non può essere considerata questa la “novità”. C’è bisogno di creare un ambiente più vicino a chi ogni giorno si adopera e offre lavoro: in questa direzione il primo passo è assicurare la certezza di regole e misure, così da garantire la possibilità di programmare con razionalità gli investimenti in azienda. Questo principio è quanto mai indispensabile visto i temi che caratterizzeranno le scelte dei prossimi anni: sosteni- bilità ambientale, economia circolare ed efficienza ener- getica richiedono infatti scelte di forte impatto sui cicli di produzione delle imprese cui è indispensabile offrire stru- menti chiari e stabili. Dal momento della mia recente nomina, parlo spesso di un patto verde con le imprese in cui l’ambiente non sia più percepito come un mero vincolo da rispettare, ma un’op- portunità per creare nuove attività finalizzate alla crescita. Dobbiamo cambiare paradigma: la sostenibilità non è un costo puro, ma è la manifestazione della consapevolez- za del fatto che tutti abbiamo delle responsabilità cui sia- mo chiamati a dare conto alla collettività, in diversa misu- ra, oggi e domani. Anche in questo processo è indispensabile che la politica si faccia carico di accompagnare il cambiamento che la sto- ria ci mette davanti. Di sicuro, istituzioni e imprese non possono sottrarsi a que- sto appello: insieme dobbiamo trovare la strada per realiz- zare questo nuovo piano chiamato Green New Deal, in cui investimenti pubblici e privati realizzeranno la transizione ecologica del Paese, anche grazie alle risorse dei fondi de- dicati allo Stato e agli enti territoriali. Lavorerò tenacemente perché in Europa si riescano a rive- dere le regole fiscali con l’obiettivo di scorporare dal calcolo del deficit gli investimenti dello Stato per il futuro sosteni- bile. Queste sono azioni di sistema che dobbiamo portare

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