Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

9 Civiltà del Lavoro novembre 2019 el tumultuoso passaggio di fine agosto tra il governo Conte 1 gialloverde e il governo Conte 2 giallorosso molti hanno invocato “discontinuità” e alcuni si sono rammari- cati perché questa “discontinuità” non fosse evidente. Ma la vera discontinuità, del tutto evidente, è stata nel rapporto con l’Europa: dall’atteggiamento euroscettico del Conte 1, siamo passati all’atteggiamento euro costruttivo del Conte 2. Lo stesso presidente del Consiglio ha chiesto alla maggioranza gialloverde di votare a favore della popolare te- desca Ursula von der Leyen nell’Europarlamento, anche per ottenere quel commissario italiano “di se- rie A” che gli era stato promesso. Ma qui la maggioranza si è spaccata: il M5S ha votato a favore della von der Leyen (e i loro voti sono stati addirittura determinanti) e la Lega ha votato contro. A quel pun- to a Strasburgo e a Roma c’erano due maggioranze diverse. Non poteva durare. E infatti non è durato. L’8 agosto Salvini ha messo in crisi il governo e a fine agosto è maturato il nuovo governo “europei- sta”. In Europa le conseguenze sono state immediate ed evidenti: l’ex premier Gentiloni è stato desi- gnato commissario e ha ottenuto l’importante portafoglio dell’Economia; David Sassoli è subentrato ad Antonio Tajani come presidente dell’Europarlamento; lo stesso Tajani è diventato presidente della Commissione istituzionale dell’Europarlamento e Irene Tinagli è stata nominata presidente della Com- missione affari economici al posto di Roberto Gualtieri diventato ministro dell’Economia; Fabio Panet- ta di Bankitalia è entrato nel nuovo board della Bce guidata da Christine Lagarde, subentrata a Mario Draghi il primo novembre. La rappresentanza italiana potrà partecipare da protagonista al rinnovamento delle politiche europee, di cui si è parlato approfonditamente nel convegno della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavo- ro di fine settembre a Napoli sul tema “Europa: radici, ragioni, futuro”, alla presenza del presidente Mat- tarella. Sono tre i pilastri di questo rinnovamento: il recupero delle radici identitarie, il rafforzamento democratico e il recupero di competitività nel segno della sostenibilità. Sul primo punto, l’Europa de- ve rilanciare il suo ruolo di patria dei diritti e della convivenza pacifica, che affonda le radici nell’uma- nesimo cristiano. Va poi colmato il deficit di democrazia, con un ruolo maggiore dell’Europarlamen- to e una ridefinizione delle competenze tra Stati e Unione cui affidare la tutela dei confini comuni e la questione migratoria e un maggior ruolo nella politica estera, commerciale e di difesa. Il rilancio della competitività è altrettanto importante: rilancio degli investimenti transnazionali, più ricerca e innova- zione, attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, welfare europeo, anche per recuperare la fiducia dei cittadini europei e fronteggiare le sirene sovraniste. Per questo è necessario, come ha ripetuto Mario Draghi nei suoi ultimi interventi da presidente Bce, che i paesi che hanno bilanci pubblici in ordine al- larghino i cordoni della borsa e che si rafforzi il bilancio europeo (che oggi vale appena l’1% del Pil con- tro il 27% del bilancio federale Usa e il 30% di quello tedesco), anche con l’emissione di debito euro- peo, i famosi “project euro bond”. Questi potrebbero diventare “green project euro bond”. L’Italia ha molto da offrire a questo progetto: la riduzione del debito, per vincere le resistenze tedesche a “con- dividere i rischi” e a emettere debito europeo, e la fantasia, tenacia e industriosità degli imprenditori. Perché, come ha detto il presidente D’Amato concludendo il convegno di Napoli, “il mondo ha sem- pre più bisogno di Europa”. EDITORIALE Perché il mondo ha bisogno di più EUROPA N

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