Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

25 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE sporre e divulgare le virtù dell’Europa non è prassi consueta in un momento in cui mediaticamente hanno la meglio sovra- nismi e affini. Compito arduo, dunque, quello che si assume Angelo Panebianco, già professore ordinario di scienza politica presso l’ateneo di Bologna, nel dedicare la prima parte della propria rela- zione all’esposizione delle virtù dell’Europa. Due, in partico- lare, vengono ricordate dal politologo. La prima è che “la costruzione europea ha contribuito alla lunga pace in Eu- ropa”; ciò costituisce un lascito prezioso che però non an- drebbe dato per scontato. Si interroga infatti Panebianco: “Come si fa a far comprendere l’importanza di questo fatto a generazioni che non avendo conosciuto la guerra pensa- no che la pace sia un fatto scontato e del tutto naturale?”. La seconda virtù consiste nel fatto che possiede ricchezza e risorse adeguate a garantire l’attuale status dei cittadini, in termini di benessere e prosperità, e a mantenere stabili le democrazie, a loro volta strumento essenziale per l’eser- cizio delle libertà individuali degli europei. Una precisazio- ne tuttavia è d’obbligo per il docente, in quanto entrambi i risultati non possono essere correttamente compresi se non considerando “il ruolo che hanno avuto gli Stati Uniti, in qualità di sponsor della costruzione europea nella prima fase”, che hanno favorito il processo anche nella prospet- tiva di arginare l’antagonista sovietico. E veniamo ai difetti, che la lunga crisi economica alle nostre spalle ha molto contribuito nel portare alla luce. In primo Pensare l’Europa come soggetto POLITICO Angelo Panebianco illustra i benefici del progetto comunitario, ma avverte sui limiti di una incompiuta integrazione politica E

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=