Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

20 Civiltà del Lavoro novembre 2019 La nostra CASA COMUNE per CRESCERE nel mondo Pensano al futuro per vocazione, istinto, tempra, prima ancora che per professione. Impegnati nel quotidiano a fa- re i conti con un mercato sempre più interconnesso e competitivo, i Cavalieri del Lavoro conoscono e apprezzano il valore di poter contare su una “casa comune” europea. È una questione di valori, in primis pace e stabilità, che si sbaglierebbe a considerare scontati, ed è una questione di grandezze al cospetto di mercati dalla taglia globa- le. Una convinzione, espressa dai Cavalieri del Lavoro in un ciclo di interviste a “Il Mattino”, per molti versa resa ancora più solida all’indomani del Convegno Nazionale dedicato al tema “Euro- pa: Radici, Ragioni, Futuro” tenuto a Napoli lo scorso 28 settembre. “L’Europa è il nostro scenario naturale di riferimento” sottolinea Maurizio Sella, neoeletto presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. “L’Ita- lia non può rinunciare al ruolo che storicamente ha interpretato e difeso sin dal- la nascita dell’Unione europea. Noi siamo – ricorda il numero uno dei Cavalie- ri – un mercato di 60 milioni di abitanti e, come tale, un mercato che acquista un senso all’interno della realtà europea. L’Europa è la nostra patria, senza Europa saremmo tutti più poveri”. Se l’Europa è la nostra casa, cosa fare per garantirle un futuro? E qui Sella, così come molti Cavalieri del Lavoro, insiste sul tasto dell’in- novazione: “Per controbattere alle sfide dei grandi player mondiali bisogna par- tire dalla consapevolezza che è l’innovazione tecnologica il driver dello sviluppo futuro: è vero che molte professioni con l’avvento del digitale potranno essere ridimensionate, ma è altrettanto si- curo che ne nasceranno altre con un maggior livello di competitività. È a questo appuntamento che l’Italia, come tutta l’Europa, deve arrivare preparata”. Europa come dimensione politica e sociale. Europa come motore per un’economia fondata sulla conoscenza. È que- sta la tesi di Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente del Gruppo Emiliano Romagnolo dei Cavalieri del Lavoro. “Se Maurizio Sella millennio scarichi di ideali”. La questione delle radici per il religioso non può prescindere dal dialogo con l’eredità cul- turale di tre città simbolo del passato: Atene, Roma e Geru- salemme. La ragione, il diritto e le radici ebraico-cristiane rappresentano la fonte di un’energia culturale e spirituale da recuperare, ma purtroppo oggi “si legge poco, si riflet- te poco, si conosce poco la storia”. “L’ignoranza – spiega Paglia – è madre di fondamentalismi, compresa l’ignoranza religiosa. Guai a trasformare la croce in un segno identita- rio da sbattere contro gli altri”. La soluzione prospettata è quella di una rinnovata allean- za tra fede e ragione, che punti al recupero di quelle radici che hanno consentito all’Europa di essere grande. Secon- do Paglia, infatti, la Carta dei diritti umani scritta dopo la Seconda Guerra Mondiale è “patrimonio delle radici cristia- ne, dell’Europa, che hanno reso il mondo più democratico e più libero”. Un’eredità che ha fatto di questa istituzione “l’unica identità nel pianeta capace di tenere insieme le di- versità”. Dopo l’esposizione d Paglia, Annunziata passa la parola a Flick, non senza aver prima richiamato il rappor- to tra politica, Stato e territorio analizzato dalla relazione Abbiamo perso il sogno di un mondo più solidale. Ecco perché siamo entrati nel nuovo millennio scarichi di ideali Monsignor Vincenzo Paglia SPECIALE

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