Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

16 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE adici e identità sono parole “sospette”, che generalmente non piacciono alla sen- sibilità democratica e vanno maneggiate con cura. Comincia con una provocazio- ne l’intervento di Ernesto Galli della Log- gia, professore emerito di storia contemporanea all’Istitu- to italiano di Scienze umane della Normale di Pisa, al quale è affidato il compito di introdurre i lavori del primo panel dedicato al tema delle radici dell’Europa. Materia delicata, quindi, che spinge il docente a procede- re all’inverso, rintracciando prima di tutto le differenze che caratterizzano l’Europa – e i paesi che in qualche modo ne sono state proiezioni geografiche come gli Stati Uniti e l’Au- stralia – rispetto alle altre culture del mondo. Per farlo Gal- li della Loggia si avvale di un elenco messo a punto dallo storico polacco Krizysztof Pomian, direttore del Comitato scientifico del Museo dell’Europa a Bruxelles. Sette sono le differenze individuate dallo studioso: la presenza di croci, un modello urbanistico incentrato sulla piazza, un alfabeto comune, la densità delle immagini, la centralità della figu- ra umana nella tradizione iconica, il suono delle campane e la presenza di vestigia del passato, sotto forma di edifi- ci o rovine, che contraddistinguono il paesaggio europeo. A questi elementi il politologo ne aggiunge altri, quali l’or- ganizzazione del tempo su base settimanale e la celebrazio- ne del Natale e della Pasqua, che richiamano con evidenza le radici ebraico-cristiane. Cita poi la tradizione letteraria e quella delle arti visive. Ma c’è altro. “Oggi – aggiunge – un’im- portante differenza dell’Europa rispetto al resto del mon- do è la laicità”, che poggia a sua volta su due presupposti fondamentali: la separazione della politica dalla religione e lo specifico statuto delle donne. Nel suo excursus storico, che non tralascia di ricordare la doppia anima europea, quella latina e quella greco-ortodos- sa, Galli della Loggia giunge al concetto di Stato, una “par- ticolare creatura storica” che nonostante le rivalità non è mai riuscita a rompere, a parere dello studioso, il collante di fondo dell’originaria unità culturale. Un collante manife- statosi poi in due “dimensioni tipiche della storia europea: lo ius gentium, antenato del diritto internazionale, e il con- cetto dell’equilibrio delle potenze”. Ebbene, chiedersi che cosa abbia rappresentato per gli eu- ropei lo Stato è un passaggio fondamentale per compren- dere meglio le tensioni di oggi. Come spiega il professore, “lo Stato nazionale ha rappresentato uno straordinario caso storico di incontro tra l’alto e il basso della società all’inse- gna di una nuova autoidentificazione culturale”; ha sancito “la fine della secolare contrapposizione fra la cultura del- le èlite, di natura aristocratico-cosmopolita, secolarizzata e aperta alle novità, e la cultura delle masse popolari, intri- sa di localismo e di religiosità legata alle tradizioni”. Oggi la nozione di Stato è tutt’altro che tramontata. La democra- zia, nelle modalità in cui la esercitiamo oggi, le deve molto. L’Europa ALLO SPECCHIO Ernesto Galli della Loggia ripercorre gli elementi e gli aspetti storici che hanno portato alla costruzione dell’identità europea Ernesto Galli della Loggia R

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