Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

65 Civiltà del Lavoro maggio 2019 Questo tema a cento anni di distanza vi sembra meno at- tuale? Non c’è dubbio che nella crisi della famiglia si intrec- ciano fattori economici, sociali e culturali, ma certo le gravi difficoltà per le giovani coppie di trovare un lavoro, hanno contribuito molto alla diminuzione delle nascite. Sapete che negli anni ‘90 in Svezia vi fu un crollo della nata- lità simile a quello che avviene oggi in Italia? Tuttavia nel de- cennio successivo vennero presi alcuni provvedimenti che invertirono il trend, tanto che oggi la Svezia figura ai primi posti in Europa: congedo di maternità di un anno a parità di salario; assegno mensile di cento euro per ogni figlio fi- no a 16 anni; scuola fino a 16 anni totalmente gratuita; tra- sporti pubblici gratuiti per i genitori con bambini. È evidente che per contrastare la denatalità sarebbero ne- cessarie anche in Italia misure di sostegno alle giovani cop- pie, ma purtroppo dobbiamo constatare che nella mano- vra di bilancio approvata nei mesi scorsi non ce n’è traccia. Se poi alla denatalità aggiungiamo il boom dei divorzi av- venuto dopo la legge del 2015 sul divorzio-lampo e circa 80mila aborti all’anno, tutto questo configura proprio quel tentativo di dissoluzione della famiglia che don Sturzo pa- ventava cento anni fa. Non pensate che come cittadini e come cattolici dobbiamo fare qualcosa? “La tutela della Moralità pubblica.” Anche questo fenomeno oggi è più grave di cento anni fa, eppure Luigi Sturzo lo poneva già ai primi posti del program- ma del Partito Popolare Italiano. Alcune cifre: in Italia l’eva- sione fiscale è stimata a 120 miliardi di euro annui, la cor- ruzione a 60 miliardi e la criminalità mafiosa a 140 miliardi. Se pensate che tutta la manovra di bilancio per il 2019 am- monta a circa 35 miliardi, potete rendervi conto della enor- mità delle risorse sottratte all’economia corretta dal malaf- fare e dalla immoralità. Ad esempio, chi non paga le tasse costringe i contribuen- ti onesti a pagare molto di più e fa mancare cifre ingen- ti con le quali si potrebbero sostenere le fasce più deboli della popolazione. Altrettanto grave è il fenomeno del lavoro nero, che nel Me- ridione rappresenta il 35% del totale. Esso non solo produ- ce una seria distorsione del mercato, perché le imprese che lavorano in nero hanno costi molto minori rispetto a quel- le regolari, ma soprattutto rappresenta uno sfruttamento inaccettabile dei lavoratori senza alcuna tutela. “La libertà d’insegnamento in ogni ordine e grado.” In tutto il pensiero politico e l’impegno sociale di don Sturzo l’istruzione ha un ruolo fondamentale ed egli si batté sempre per la libertà di insegnamento e per la parità tra le scuole “Ad uno stato accentratore, tendente a limitare e regolare ogni potere organico ed ogni attività civica ed individuale.” Vi sembra che oggi la situazione sia diversa? La spinta degli anni ‘90 alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni (pensiamo alla fine del monopolio televisivo, di quello telefonico, dell’e- nergia elettrica, etc.), non solo si è esaurita, ma stiamo as- sistendo al prepotente ritorno dello statalismo. L’Alitalia è in crisi? Nazionalizziamola! Il Monte dei Paschi di Siena ps perde centinaia di milioni? Facciamolo comprare dallo Stato! Crolla il ponte di Genova? Statalizziamo le au- tostrade! E così via. Ogni giorno crescono le pressioni poli- tiche e culturali per allargare a dismisura il peso dello Stato nell’economia, un fenomeno che se fosse vivo Sturzo com- batterebbe con tutte le sue forze. “Vogliamo sostituire – sul terreno costituzionale – uno Sta- to veramente popolare, che riconosca i limiti della sua at- tività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la fami- glia, le classi, i comuni.” Cosa chiedevano cento anni fa Luigi Sturzo e i suoi amici popolari? Di creare uno Stato che lasciasse liberi i cittadini di esprimere appieno le loro capacità in campo economico, che cercasse di far crescere la società attraverso la collabo- razione delle classi sociali e degli enti intermedi (sindacati, associazioni, gruppi culturali, etc) e che desse autonomia agli enti locali di realizzare progetti per la crescita delle pro- prie comunità. Mi chiedo: questi sono punti superati oppure sono istanze che i cittadini chiedono anche oggi? “Che rispetti la personalità individuale e incoraggi le inizia- tive private.” Rispettare la libertà e la dignità dell’uomo sono principi evan- gelici che erano stati riaffermati con forza nel 1891 dall’en- ciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII. Ma questi va- lori, secondo Sturzo, per essere completi devono potersi esprimere anche in campo economico ed ecco che l’ap- pello di quel 18 gennaio afferma la necessità di dare gran- de sostegno alla creazione di nuove imprese, che possono dare più lavoro e competitività all’economia e più forza e dinamismo al sistema sociale. Vi sembra che oggi questa necessità sia minore? Oppure da allora si continua a fare di tutto per mettere ogni sorta di lacci e lacciuoli alle imprese? Subito dopo questi princi- pi di fondo, Sturzo comincia ad elencare i punti program- matici del nuovo Partito Popolare Italiano. Al primo punto del programma è scritto: “La difesa della famiglia contro tutte le forme di dissoluzio- ne e di corrompimento”

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