Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

60 Civiltà del Lavoro maggio 2019 FOCUS sostenitore e controllore l’Autorità anticorruzione (Anac). Ebbene, mentre può dirsi che l’Anac ha pienamente svolto il proprio ruolo (ad esempio verificando la nomina di re- sponsabili della prevenzione, sollecitando e monitorando l’applicazione dei piani di prevenzione da parte di ognuna delle entità pubbliche), la Pubblica amministrazione ha spes- so visto questo sistema come un inutile appesantimento dell’apparato regolamentare. Inutile dire che si trattava di tutt’altro e che si voleva in realtà ottenere più trasparenza e più efficienza da quel settore. Mi sembra allora che il problema sia soprattutto culturale e che, venendo alla seconda parte della domanda, ci sia anco- ra spazio per fare altro. Penso, ad esempio, che la massiccia immissione di giovani in ampi settori della Pubblica ammi- nistrazione, resa necessaria dalla desertificazione di molti di essi a seguito di incentivi al pensionamento, potrebbe rappresentare un’irripetibile occasione per formare queste “new entries” a un concetto diverso di servizio pubblico. Sulla corruzione ci sono atteggiamenti contrastanti da parte dell’opinione pubblica: secondo lei i cittadini sono consapevoli della pericolosità sociale della corruzione, che fa aumentare i costi per lo Stato, altera la concor- renza, genera inefficienza e rischia addirittura di mina- re la democrazia? Che si potrebbe fare di più per evitare che si determini una certa assuefazione alla corruzione? Non credo che tutti i cittadini abbiano compreso che pa- gare una tangente per accelerare una pratica non rappre- senti un atto di “furbizia”, ma una violazione delle regole di “concorrenza leale” che nel medio-lungo termine si ritor- cerà contro di loro. Credo, però, che proprio su questi concetti si debba insiste- re, magari anche cambiando il trend della comunicazione. Mi sembrerebbe utile, ad esempio, iniziare a incoraggiare le imprese virtuose, pensando anche a un sistema “premiale” revenire la corruzione richiede un impe- gno congiunto. La legge del 2012 voluta dall’allora ministro della Giustizia Paola Severino, oggi vicepresidente della Lu- iss, ha visto l’Anac in prima linea, mentre la Pubblica amministrazione ha spesso percepito l’intro- duzione del nuovo sistema come un ulteriore onere buro- cratico. Un cambiamento potrebbe arrivare da un massic- cio inserimento di giovani formati a un diverso concetto di servizio pubblico. Professoressa Paola Severino, la legge che porta il suo nome sulla prevenzione e repressione della corruzione è stata approvata nel novembre 2012. Sta dunque per compiere sette anni, un tempo sufficiente per stilare un primo bilancio. È soddisfatta di come è stata attuata o si poteva fare di più e meglio? La novità più importante della legge n. 190 del 2012 sta nel- la creazione di un sistema di prevenzione della corruzione, prevalentemente rivolto alla Pubblica amministrazione. Il rea- to di corruzione appartiene a quella categoria di reati che noi tecnici chiamiamo “a concorso necessario”, che si per- fezionano cioè solo attraverso il convergere di due condot- te illecite: quella del privato che promette o paga la tangen- te e quella del pubblico ufficiale che la accetta o la riceve. Il nostro sistema, però, prevedeva una serie di regole volte a prevenire il reato (attraverso il D.Lgs. 231/2001) configu- rando un sistema di responsabilità per le sole imprese pri- vate che non attivassero modelli organizzativi idonei, tra l’altro, a escludere accordi illeciti con soggetti pubblici. Ma non conteneva alcuna analoga prescrizione per quanto ri- guarda il versante della Pubblica amministrazione. Apparve, quindi, corretto costruire un sistema di norme organizzative volte a estendere questo concetto di pre- venzione anche a tale versante, rendendone promotore, P Per una PUBBLICA AMMINISTRAZIONE più reattiva A colloquio con Paola SEVERINO di Paolo MAZZANTI

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