Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

33 Civiltà del Lavoro maggio 2019 ciato percorsi mille- nari, di segni fisici in- distinguibili da segni immateriali che oggi diventano un esempio universale di sosteni- bilità. Il riconoscimen- to dell’Unesco non va letto solo per quello che quel luogo è sta- to e testimonia, ma anche per quello che potrà essere e testi- moniare. UNMODELLODI CI- VILIZZAZIONEDOL- CE. Accanto alle tra- sformazioni massicce della civilizzazione di cui siamo figli sopravvivono forme di “civilizzazione dolce”, spiega Laureano, “imboccata da genti che impararono a gestire le rare risorse disponibili in modo non dispendioso e distruttivo. […] In molteplici climi e am- bienti, culture dalla tenacia straordinaria hanno saputo uti- lizzare materiali localmente disponibili e risorse rinnovabili”. Impiegare l’energia del sole e le forze della natura, i principi dell’isolamento termico per difendersi dal caldo e dal fred- do, sfruttare la dinamica dei fluidi per raccogliere l’acqua, la biologia per la formazione di humus: Matera insieme a molti altri habitat diffusi in numerose aree del pianeta, dai deserti del Sahara alle terre pietrose del Mediterraneo, è un ecosi- stema che ci parla di tutto questo. E non solo. “Per proporre una nuova chiave di lettura dei Sassi di Mate- ra – afferma il Cavaliere del Lavoro Marco Borini – è neces- sario considerare il territorio nella sua globalità e nella sua dimensione storico-sociale, occorre dunque partire dalle ricche memorie del passato, sin dai primordi del Neolitico. Grotte naturali, architetture ipogee, cisterne, enormi recinti trincerati, masserie, chiese e palazzi, succedono e coesisto- no, scavati e costruiti nel tufo delle gravine”. Borini verso la fine degli anni ‘80 decise di costituire, con la sua Borini Costruzioni, il “Consorzio Sassi Matera”, con im- prese e professionisti locali, per presentare al Comune una proposta di recupero funzionale di un’area dei Sassi (Rioni Vetere e Paradiso) per la realizzazione di un mixing di resi- denze e atelier per artisti e un certo numero di residenze a gestione alberghiera. Errori di registrazione catastali ostaco- larono il progetto, tuttavia il Comune di Matera per “com- pensare” la mancata realizzazione dell’iniziativa riuscì ad as- segnare al Consorzio la ristrutturazione di Palazzo Gattini, oggi uno degli hotel di punta della città. “Proprio a Palazzo Gattini – ricorda Borini – è stato da noi rinvenuto l’albero genealogico della Famiglia Gattini che ha mantenuto per circa 400 anni la proprietà baronale di un feudo vastissimo, appartenente ai latifondi dei monasteri Benedettini in cui i contadini locali potevano praticare le coltivazioni agrico- le, il diritto di pascolo e la raccolta del legname, un assetto sostanzialmente immutato sino al XIX secolo, quando ci fu l’abbandono forzato delle vecchie dimore in cui intere fa- miglie convivevano con muli e pecore in condizioni igieni- che estremamente precarie”. LA VERGOGNA E IL RISCATTO. Il sistema armonioso dei Sassi, il Caveoso e il Barisano, viene meno nel XIX secolo e poi definitivamente con la “modernizzazione” fascista. Fos- se, granai, cisterne, vicinati a pozzo, sistemi di stoccaggio dei grani e delle acque vengono occupati dai nuovi edifici, i Grabiglioni dei Sassi vengono interrati e asfaltati per farne le due strade rotabili per formare la circonvallazione che uni- sce il Barisano e il Caveoso, viene tagliato l’apice della rupe del canyon della Gravina e si interrompe definitivamente la millenaria rete di raccolta idrica capillare. “I Sassi – ricorda Laureano – divengono quartiere rifugio, subordinato, inadeguato, saturo”. Si prefigura la Matera della “vergogna nazionale”. Il resto, la riscoperta di forme e funzioni iscritte nel territorio col tempo divenute illeggi- bili, lo sfollamento, e poi finalmente il riscatto e l’orgoglio ritrovato sono storia. “Mi piace ricordare – afferma il Cavaliere Borini – un epi- sodio che restituisce il senso di questo orgoglio ritrovato. Un erudito ma incognito personaggio materano mi rega- lò una foto in cui è rappresentato l’interno di una dimora degli abitanti dei Sassi prima dello sfollamento avvenuto a partire dal 1952. In questa foto sono rappresentati, mobi- li, arredi ed attrezzi e testimonianze di una civiltà abitativa contadina cresciuta e maturata nei secoli fino ad oggi. Sul retro è scritto ‘Giandomenico Romano – Via Magna Gre- cia 2 – 75100 Matera’. Titolo: L’attesa. 1985 anno di prima presentazione membro accademia San Marco di Napoli’. Dal che si deduce – continua Borini – che l’erudito, ma sco- nosciuto autore che me l’aveva donata, la conservava da tempo nel suo archivio, in quanto intendeva custodire una documentazione degli arredi che venivano utilizzati dagli abi- tanti dei Sassi, di elevata qualità artigianale, e retaggio di un passato che gli stessi abitanti volevano conservare”. C. F. L'interno di una dimora degli abitanti dei Sassi prima dello sfollamento avvenuto a partire dal 1952, dopo la firma della Legge Speciale. Mobili, arredi e attrezzi testimoniano una civiltà abitativa contadina cresciuta e maturata nei secoli fino ad oggi PRIMO PIANO

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=