Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

31 Civiltà del Lavoro maggio 2019 rischio di diventare un posto dove chi fa cultura sono per- sone bravissime, estremamente specializzate, ma che se la raccontano tra di loro. Avere la finestra aperta e interfac- ciarsi può essere molto utile. So che vi state impegnando anche sul tema del contrasto al traffico illegale di opere d’arte, altro problema mol- to importante, considerando anche il valore del nostro patrimonio artistico. Chi ha qualche anno come me ricorda che negli anni ‘70 ogni tanto ti offrivano un vaso etrusco, era quasi una co- sa normale. Se si parlava dei tombaroli c’era gente che lo faceva di famiglia. Il discorso che vorrei farvi è diverso, ha a che fare con l’in- vestimento. Il patrimonio artistico ha un valore identitario e quant’altro, ma può anche avere un valore economico. Ad esempio, compro un quadro spendendo una cifra im- portante e vorrei che i miei figli lo ereditassero oppure un domani vorrei venderlo. Qual è il mio incubo da investito- re? È che un giorno qualcuno venga e dica che quel qua- dro era stato rubato. Quindi, o me lo sequestrano oppure non riesco più a venderlo, oppure ci vado di mezzo perché pensano sia un ricettatore o quant’altro. Stiamo entrando in un mondo dove questo tipo di atten- zione non è naturale, ci stiamo arrivando adesso. Si è sem- pre pensato al concetto del mercato dell’arte come un qualcosa di diverso, ma alla fine i meccanismi sono gli stes- si. Questa è la ragione per cui quando noi lavoriamo e fac- ciamo un contrasto, quindi andiamo a bloccare i tombaro- li, andiamo nelle fiere o nelle case d’asta a prendere i beni trafugati. Stiamo contrastando un mercato illegale che non ci deve essere. Contemporaneamente dobbiamo lavorare per frenare l’of- ferta, ma bisogna anche lavorare per disincentivare la do- manda. Queste sono le restituzioni, quando noi facciamo una restituzione con la Cina, come quella che abbiamo ap- pena fatto, comunichiamo ai mercati d’arte che loro pos- sono inventarsi tutto quanto, ma prima o poi quello che stanno vendendo non avrà più valore. Quando andiamo a fare la stessa operazione con la Germa- nia o con la Francia, sapete chi sono i nostri più forti allea- ti? Le case d’asta perché il loro incubo è avere un grande investitore, un grande cliente che investe fior di quattrini per comprare qualcosa e poi chiamarlo sei mesi dopo per dire che si sono sbagliati, che hanno venduto una cosa che era stata rubata e che lui ha perso l’investimento. Sono lo- ro che ci stanno chiedendo di verificare i loro cataloghi, la loro offerta e di dare una specie di assicurazione che quan- to stanno facendo è legale e va fatto. Telegramma finale. Con la cultura si mangia o non si mangia? Si mangia il primo, il secondo, la pietanza, il caffè e l’am- mazzacaffè. Matera, il Museo di Scultura Contemporanea nel Palazzo Pomarici PRIMO PIANO

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