Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

11 Civiltà del Lavoro maggio 2019 lineato Mattarella – quel traguardo di piena occupazione, che resta una sfida costante, un obiettivo a cui tendere. Certo, non tutto dipende dalle funzioni pubbliche. A crea- re lavoro sono anzitutto le imprese, stimolate dall’obietti- vo di crescere, innovare, migliorarsi”. Il Presidente invita poi a riconoscere che ormai il terreno di gioco non può che essere l’Europa, perché i singoli paesi avranno sempre più difficoltà a tutelare nel futuro i diritti e la dignità del lavoro. “I diritti del lavoro, sorti nella contrattazione – ha conclu- so Mattarella –sono divenuti diritti universali e hanno pla- smato un modello di Stato sociale che, via via, ha rafforza- to le misure generali per l’assistenza, il bisogno, la malattia, la vecchiaia. Questo sistema di diritti, che mette al centro la persona, si chiama Europa. Ma se l’Unione è nata grazie all’apporto degli Stati nazionali, adesso solo la forza unita- ria del Continente può assicurare la difesa di quei princi- pi, di quei caposaldi dell’ordinamento, di fronte all’incalzare della competizione globale”. Sulla stessa lunghezza d’onda le riflessioni di Antonio D’A- mato, presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavo- ro: “Solo un’Europa più competitiva, più forte e più unita può contribuire all’affermazione dei suoi valori fondanti: la difesa del pianeta, la pace tra le nazioni, il benessere tra i popoli”. “L’Italia – ha detto D’Amato al Quirinale – deve es- sere un convinto protagonista della costruzione di questa Europa. Se non invertiamo rapidamente la rotta, continue- remo a diventare sempre più marginali, più divisi, più po- veri. Non è questo il futuro che noi vogliamo per noi stes- si e per i nostri figli”. Per “invertire la rotta” il nostro Paese deve convincersi che gli interventi assistenzialistici sono effimeri, mentre solo gli investimenti produttivi, pubblici e privati, possono generare lavoro duraturo e di qualità: “Credibilità e competitività – ha detto ancora D’Amato – si conquistano solo con un am- pio programma di riforme e significativi investimenti pub- blici produttivi, che nulla hanno a che fare con interventi assistenziali, che distribuiscono risorse che non abbiamo, e che non possono esaurire l’azione di governo. Interven- ti che non solo non risolvono le legittime istanze sociali, ma sottraggono risorse pubbliche alle indispensabili emer- genze di bonifica ambientale, di riqualificazione delle aree urbane, di potenziamento del sistema infrastrutturale. Per non parlare della assoluta necessità di riprendere a investi- re in formazione, education, cultura, ricerca, innovazione”. Anche il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Ma- io ha confermato nel suo intervento che il lavoro resta al centro dell’impegno del governo e ha annunciato che nel- la prossima legge di bilancio si interverrà per ridurre il co- sto del lavoro.

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