Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

INCHIESTA CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 53 gendo richiederà nuove competenze e abilità. L’educa- zione di elevato livello investe l’intero arco di età: dalle scuole primarie a quelle secondarie e alle università. Si proietta lungo il crinale del cosiddetto life long learning. L’economia della conoscenza è un’estensione della socie- tà dell’informazione plasmata da internet. Conoscenza e educazione diventano capitale umano che sempre più rappresenta l’asset produttivo fondamentale che incorpora il progresso tecnico. Il vantaggio comparati- vo si trasforma in vantaggio competitivo. Inevitabilmente gli occupati dovranno disporre di conoscenze informatiche avanzate e il sistema Stem (Science, technology, engine- ering, math) necessariamente acquista rilievo. La differenza fra l’economia dell’informazione e quella della conoscenza sta nella capacità oggi di selezionare, trasformare e utilizzare l’informazione per portare oltre il livello cognitivo fino a quello di auto-aggiustamento e auto-ottimizzazione. Le tecnologie cyberfisiche modificano l’interazione con i sistemi ingegneristici. Internet aveva trasformato i nes- si fra le persone e l’informazione, gli attuali sistemi in- novano e determinano concorrenza in praticamente tutti i settori, dall’agricoltura all’aeronautica, dall’infrastruttura civile all’energia, dalla qualità dell’ambiente all’healthca- re, dai sistemi di produzione manifatturiera e di servizi al trasporto di cose e persone. La crescente gamma di prodotti installati e la ricerca di ef- ficienza nel loro utilizzo sono importanti opportunità per fornire nuovi servizi ai clienti. Diventa, quindi, molto im- portante per le aziende completare la propria offerta con una serie di servizi che permettano di ottenere aggiunti- ve e più stabili fonti di profitto e di differenziarsi efficace- mente dalla concorrenza. L’innovazione investe tutti i settori, compreso quello pub- blico e quello finanziario. Sotto quest’ultimo profilo, aldi- là delle nuove imprese Fintech, le più grandi corporation mondiali (Apple, Amazon, Microsoft, Facebook, Ali Baba e così via) si stanno apprestando o sono già entrate nel settore dei pagamenti e delle operazioni finanziarie uti- lizzando ampiamente l’intelligenza artificiale. L’Italia ha assoluto bisogno di investire in capitale uma- no e capitale fisico infrastrutturale. Si tratta di una condi- zione necessaria per superare la profonda crisi di crescita della produttività totale dei fattori registrata negli ultimi vent’anni e accentuatasi nell’ultimo quinquennio. Ne con- seguono tutti i rischi di poverty trap, di progressiva ulterio- re perdita di competitività a livello di sistema paese e a ben vedere di aumento del rapporto debito pubblico/Pil. Fondamentale è l’esigenza di assicurare che le nuove in- frastrutture siano scelte in modo appropriato, senza con- fusioni fra determinazioni politiche e selezione tecnica. Quando i due elementi si mescolano è difficile evitare gli stessi fenomeni corruttivi purtroppo verificatisi in Italia. Il carente investimento in capitale umano, la mancata tu- tela del territorio e le gravi lacune nel ciclo di gestione dei rifiuti sono esempi che caratterizzano negativamen- te l’Italia anche nei confronti con i partner dell’Euroarea. Il divario fra la qualità degli investimenti pubblici in Ger- mania e in Italia nell’ultimo decennio è la riprova delle scelte sbagliate troppo spesso operate nel nostro Paese. La Ue dovrebbe comunque adattare i criteri di Maastricht, oggi troppo rigidi, per consentire di rilanciare gli investi- menti pubblici – entro limiti concordati e sottoposti al mo- nitoraggio della Bei e di Invest Eu – rivolti ad assicurare crescita sostenibile e inclusiva e competitività a livello in- ternazionale. I principi contabili dovrebbero consentire di ricomprendere sia le infrastrutture fisiche sia soprattutto quelle immateriali, con particolare riferimento a istruzio- ne, ricerca e sviluppo. Stati Uniti, Cina e Russia investono grandi risorse nei setto- ri dell’intelligenza artificiale e dei sistemi cyberfisici, dove la sfida è non solo economica ma anche geopolitica. L’Eu- ropa non può sottrarsi a questo confronto. • Per una versione più approfondita dell'autore sul tema si consulti “The new infrastructures challenge in the EU and the need for a deepened PPP paradigm“ - Keynote speech for the 10th Anniversary Conference of the European PPP Expertise Centre (EPEC), EIB, Luxembourg, 12 December 2018 - http://www.astrid-online.it/rassegna/2018/21- 12-2018-n-292.html Rainer Stefano Masera è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2002. È stato direttore generale dell’Istituto Mobiliare Italiano, amministratore delegato e presidente del Gruppo Sanpaolo IMI e presidente di Banca Fideuram. Ha fatto parte del Governo Dini in qualità di Ministro tecnico del Bilancio e della Programmazione Economica. Attualmente è presidente della Facoltà di Economia dell’Università Guglielmo Marconi di Roma

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