Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 24 IL “PILOTA AUTOMATICO” NON BASTA Occorre arrestare il processo involutivo in corso per poter competere con Stati Uniti e Cina di Franco Bernabè, presidente Nexi La verità è che la politica italiana non si è mai preoccupa- ta di promuovere gli interessi nazionali italiani attraverso una presenza attiva e autorevole nelle istituzioni europee. Solo quando i problemi sono diventati seri ci si è accorti che l’Europa era un’entità sulla quale avevamo scarsa in- fluenza, una situazione che in un contesto di crescente dif- ficoltà ha contribuito ad aumentare il risentimento dell’o- pinione pubblica. È possibile invertire questo atteggiamento negativo nei con- fronti dell’Europa? Molto dipenderà da come si evolverà la situazione economica e politica italiana, ma molto dipen- derà dall’Europa stessa. L’idea di Europa deve evolversi alla luce del nuovo contesto geopolitico e delle nuove esigenze dei suoi cittadini, ma soprattutto deve trovare una leader- ship autorevole in grado di trasformarla in azioni concrete. L’Europa è stata l’idea generosa dei padri fondatori, ma è stata anche il risultato di importanti interessi geopolitici in NELL’INDAGINE condotta lo scorso dicembre dall’Eu- roparlamento sul clima di opinione dei cittadini europei, alla domanda se il proprio paese avesse beneficiato dell’appar- tenenza all’Unione europea, solo una minoranza di italiani ha dato una risposta positiva. Rispetto ad un 68% di citta- dini europei che ritenevano che l’appartenenza all’Unio- ne europea fosse positiva per il proprio paese, solo il 43% degli italiani era della stessa opinione, una situazione che collocava, in quella indagine, l’Italia all’ultimo posto nella graduatoria del consenso all’Europa. Questo non sorprende alla luce delle crescenti critiche avan- zate dalla classe politica nei confronti dell’Europa. Se i politici raccontano che l’Europa è un fattore di freno piuttosto che di progresso per il Paese, è naturale che il sentimento dell’opinione pubblica diventi negativo. Si trat- ta, però, di un’inversione di rotta radicale per la politica italiana. Per decenni la classe politica ha infatti usato l’Eu- ropa, le sue politiche e i suoi vincoli per promuovere una agenda di modernizzazione del Paese. L’Europa è stata da questo punto di vista, un alleato prezioso. Il potersi riferire ad una entità esterna è stato uno strumento per rafforza- re i propri argomenti, ma anche per non assumersi diret- tamente delle responsabilità. Non è difficile spiegare le ragioni di questo radicale muta- mento di clima in un Paese che è stato uno dei fondatori della Comunità economica e dell’Unione europea e che ha sempre rivendicato di essere nella pattuglia di testa della difesa dell’idea di Europa. All’origine c’è la stagnazione della economia italiana, che oramai dura da quasi vent’anni. Di fronte alla crescita delle difficoltà economiche e all’incapacità di affrontarle, per la politica è comodo avere una entità astratta alla quale im- putarne la responsabilità. In questo modo, però, si ripete a ruoli invertiti lo stesso copione che aveva visto i politici usare l’Europa per promuovere riforme che avevano diffi- coltà a spiegare. Franco Bernabè

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