Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 23 facilmente e in breve tempo tale debito. Oggi non è più ammissibile che uno Stato membro della Ue si indebiti per pagare stipendi, ma è logico, anzi necessario, indebitar- si per opere strutturali e, per quanto riguarda l’Italia, non dobbiamo pensare soltanto alle dighe, ai ponti, alle stra- de, alle gallerie ferroviarie, ma dobbiamo necessariamente considerare opere strutturali anche la scuola e la giustizia. La Banca centrale europea ha sostenuto gli Stati membri comprando titoli del loro debito pubblico; negli ultimi anni ha sollecitato la ristrutturazione e il rafforzamento del siste- ma bancario europeo, però la sua Sezione vigilanza, che ha controllato la capacità patrimoniale delle più grandi banche europee, per quelle italiane ha considerato in senso negati- vo la proprietà di titoli del debito dello Stato, mentre per le banche tedesche e francesi ha considerato positivamente la proprietà di titoli derivati di cui è noto il loro forte rischio. Questo non sembra un metodo per omologare il sistema. Recentemente la Banca centrale europea ha sollecitato il sistema bancario europeo ad azzerare nello stato patri- moniale gli Npl (non performing loans, ndr) entro il 2026; considerata la struttura di molti dei crediti in sofferenza, è necessario per le banche un tempo maggiore per ammor- tizzare tale rettifica, anche perché molti crediti in sofferen- za sono gestibili con successo senza doverne azzerare il va- lore residuo. Tale disposizione produrrà la contrazione del credito; in questo momento assolutamente necessario per le imprese grandi, medie e piccole. Aureliano Benedetti è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2007 per il forte sviluppo dato alla Cassa di Risparmio di Firenze di cui è stato presidente. Attualmente è presidente del Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza e della Fondazione Lorenzo Valla Gli appuntamenti della storia stanno chiamando i cittadini europei e i loro uomini politici alla costituzione dell’Europa unita come vera entità sovranazionale, ma tale chiamata impone generosa ma gloriosa consapevolezza di rinuncia a parte delle sovranità degli Stati ancora vincolati da soffo- canti burocrazie. Infatti tale grande disegno inevitabilmente nel tempo porrà i governi degli Stati nel ruolo di istituzioni di mero coordinamento, mentre si rafforzeranno i governi regionali più vicini ai territori che potranno virtuosamente colloquiare con le altre regioni degli Stati membri per tut- to quel patrimonio di iniziative ed esperienze tramandate a loro da tradizioni millenarie. Non sarà possibile giungere in poco tempo – il tempo è sempre la chiave di tutto – ad un’Europa veramente unita, ma soltanto così questa potrà essere un autorevole prota- gonista nel mondo. •

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