Civiltà del Lavoro, n. 6/2018

INCHIESTA CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 38 UNA grande infrastruttura forse non basta a garantire di per sé l’aumento di benessere, certo è che da sola può cam- biare il tessuto economico di un territorio e far emergere po- tenzialità inespresse. “Purché sia fatta bene”, preci- sa Bruno Dalla Chiara. Docente di Trasporti al Politecnico di To- rino, a Dalla Chiara interessa- no poco le polemiche, traccia uno scenario di ampio respiro e spiega come dall’Impero Ro- mano ai Gran Ducati fino agli Stati moderni, la competitivi- tà dei sistemi di trasporto sia stata sempre lo specchio della competitività dei sistemi-pae- se. A dimostrarlo, oltre alla storia, sono come sempre i numeri. “Basta tener presente poche cifre per capire co- me una rete di trasporto possa inaugurare situazioni to- talmente nuove”. A quali cifre si riferisce? In che senso e in che pro- porzioni delle infrastrutture possono generare nuo- va domanda? Ecco le cifre. Nel 1982 è stata inaugurata la prima linea ad Alta Velocità d’Europa, la Lione Parigi. Il primo anno regi- strò 7,2 milioni di viaggiatori, l’anno scorso ne ha contati 44,4 milioni con 240 treni in media al giorno. Per chi co- nosce anche solo un minimo i sistemi ferroviari, 240 tre- ni al giorno su due direzioni vuol dire che si è al cospet- to di una tratta quasi satura, sfruttata in modo ottimale. Le performance della prima linea ad Alta Velocità d’Eu- ropa ci dice qualcosa anche sull’Europa in generale e su cosa fare in futuro? Credo proprio di sì. Mi lasci di- re a tal proposito che l’Europa è partita molto bene su que- sto fronte progettando agli inizi degli anni ’80 le Reti di traspor- to Trans-europee con l’obiettivo di fare dell’Europa una macro regione, un’intuizione molto importante perché un’Europa di terminali connessi in rete mi pare avere più futuro rispetto allo sviluppo di qualche mega- lopoli con il conseguente inde- bolimento di città storiche. Co- me sempre accade, tra il dire e il fare ce ne passa e oggi ci ritroviamo con molte reti nazionali completate o in via di completamento, ma con poche connessioni transnazionali. A che punto è la rete nazionale italiana ad alta velocità? La rete ad alta velocità ferroviaria è in parte realizzata: Milano, Bologna, Roma, Napoli sono diventate nodi effet- tivi di un’infrastruttura che funziona. Francia, Germania, Spagna, con numeri differenti hanno fatto e continuano a fare la loro parte. Serve andare avanti investendo bene e tenendo presente quel che appunto accennavo prima. Cioè? E cioè che un servizio di trasporto di qualità genera una nuova domanda con target di pari livello. E non lo dico io, LA QUALITÀ DEL SISTEMA STA NEI SUOI TRASPORTI A colloquio con Bruno Dalla Chiara, docente di Trasporti al Politecnico di Torino

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