Civiltà del Lavoro, n. 6/2018

INCHIESTA CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 32 nome “sbloccacantieri.it” . E non è un bel vedere. I costrut- tori hanno calcolato che tra ponti, strade, scuole e altro ci sono 270 cantieri fermi a vario titolo per un valore com- plessivo di 21 miliardi di euro, più della metà dell’attuale manovra economica. Fra i cantieri segnalati spiccano per valore quelli della Gronda di Genova (5 miliardi), la rea- lizzazione della terza corsia dell'A1 tra Firenze e Pistoia (3 miliardi) e il sistema di tangenziali venete nel tratto Vero- na-Vicenza-Padova (2,2 miliardi). Nella lista però ci sono anche scuole, acquedotti, dighe, raccordi. E il quadro ac- quista tinte ancora più fosche se lo si mette a confronto con l’Anagrafe ufficiale delle opere incompiute del mini- stero dei Trasporti e delle Infrastrutture che, nel suo ulti- mo aggiornamento risalente allo scorso luglio, ha censito 670 opere incompiute per un valore di 4 miliardi di euro. Secondo l’Osservatorio Nimby Forum (www.nimbyforum. it), promosso dal 2004 dall’associazione no profit Aris – Agenzia di Ricerche Informazione e Società, nel 2017 in Italia sono stati contestati 359 impianti, con costi annui che si attestano intorno ai 20 miliardi di euro di manca- ti investimenti. Una paralisi, quella del no agli investimenti in infrastrut- ture, che le aziende, i lavoratori e le istituzioni non pos- sono più permettersi. LAVORO (E FUTURO) IN FUMO “I soldi ci sono” si legge e si dice spesso, si potrebbe li- berare un potenziale ragguardevole, ma per un motivo o per l’altro non si riesce a spenderli. Secondo il Think Tank Italia Decide, presieduto dall’ex presidente della Camera dei Deputati, Luciano Violante, e l’Osservatorio I Costi del Non Fare promosso dall’Intergruppo parlamentare, i man- cati investimenti ammontano nel nostro Paese a 640 mi- liardi di euro. Secondo l’Ance l’Italia avrebbe già nel piat- to pronta per essere investita una cifra enorme, circa 140 miliardi di euro spalmati su 15 anni ma immediatamente utilizzabili grazie a un accordo con la Banca Europea degli Investimenti (60 miliardi destinati al Fondo investimenti e sviluppo infrastrutturale; 27 miliardi del Fondo svilup- po e coesione; 15 miliardi di Fondi strutturali europei; 9,3 miliardi di investimenti in carico alle Ferrovie dello Stato; 8 miliardi di misure per il rilancio degli enti territoriali; 8 miliardi per il terremoto; 6,6 miliardi nel contratto di pro- gramma dell’Anas e 3 miliardi nell’articolato legge di Bi- lancio 2018), solo che invece di mettere il piede sull’ac- celeratore della crescita, polemiche e ideologismi tirano il freno a mano. E pensare che, stando all’Istat, ogni euro pubblico inve- stito in infrastrutture attiverebbe investimenti – diretti e indiretti – per 3,5 euro e ogni miliardo 15.500 nuovi oc- cupati. Come a dire che 140 miliardi di investimenti pub- blici potrebbero creare oltre 2 milioni di posti di lavoro. Passando a stime più prossime, il segretariato degli edili della Cgil denuncia 30 mila posti di lavoro a rischio. Sono il risultato delle incertezze sui cantieri relativi alle 25 opere prioritarie individuate dal governo Gentiloni per un valore complessivo di 90 miliardi. Il nuovo governo ne ha infatti sospeso gran parte in attesa di nuove valutazioni costi/ benefici. Solo sulla Torino-Lione, per dire, se ne contano otto dall’inizio del progetto. La prossima, commissionata dal ministro delle Infrastrutture Toninelli, dovrebbe essere resa nota prima di Natale e le penali sono dietro l’angolo. Secondo il contratto, infatti, entro fine dicembre devono partire le gare di appalto altrimenti parte il “tassametro”, come spiega Paolo Foietta, commissario straordinario del governo per la linea Torino-Lione. Il tassametro riguarda gli 813 milioni di fondi europei, ovvero il finanziamen- to richiesto da Italia e Francia e assegnato attraverso un contratto sottoscritto da Telt e sottoposto alla vigilanza europea (Inea) nel 2015 e che prevede anche penali per inadempienza o colpa grave (non solo al contraente ma anche agli Stati). Ogni mese di ritardo comporta una ri- duzione dei lavori realizzabili entro la scadenza e quindi

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