Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2018 67 DOSSIER micotossine, pesticidi e metalli pesanti, che devono risul- tare abbondantemente al di sotto dei limiti di legge. Ai produttori della Filiera offriamo assistenza specializzata, un prezzo minimo garantito rivelatosi, negli anni scorsi, superiore al prezzo fissato dalla Borsa merci di riferimen- to, quella di Foggia, e maggiorazioni di prezzo legate alla qualità. Quindi, adottiamo un sistema premiante. Per quanto riguarda le esportazioni della pasta, con orgo- glio rimarchiamo la nostra presenza sui mercati interna- zionali dalla fine dell’800. L’occasione per varcare i confi- ni nazionali ci fu offerta dall’Esposizione internazionale di Chicago del 1893, quando vincemmo la medaglia d’oro. Da allora è trascorso molto tempo e ci siamo organizzati con filiali commerciali negli Stati Uniti, in Francia, Inghil- terra, Germania e Spagna. La produzione di pasta, invece, è rimasta tutta in Italia, nello storico stabilimento di Fara San Martino, alle pendici della Majella, e in quello nuovo di Caldari di Ortona, sempre in Abruzzo. Abbiamo azien- de in Russia, ma non producono pasta a marchio De Cec- co. Sono aziende di qualità dedicate, secondo la tradizio- ne alimentare russa, alla pasta di grano tenero. In Italia, invece, pastifichiamo con il grano duro. Essere un prodotto Premium ci mette al riparo dal pro- blema delle contraffazioni, con cui ci imbattiamo solo di rado. Quando li abbiamo riscontrati, di recente è avvenu- to sull’olio in una nazione dell’Est Europa, siano interve- nuti tempestivamente con i nostri legali. Certo, non ci fa piacere che in tanti paesi, Stati Uniti in primis, vengano commercializzate paste con nomi fortemente caratteriz- zati dall’italianità ma che di italiano, al tirar delle som- me, non hanno nulla. L’Italian Sounding, quindi il richia- mo a un’italianità inesistente, è così forte perché è forte il brand Italia. O meglio, e qui ci riallacciamo al discorso di prima, è forte il Made in Italy. La vera risposta da dare è l’alta qualità dei prodotti. Come cita il nostro slogan: di De Cecco ce n’è una sola. Ritengo che tutti i prodotti for- temente qualitativi del nostro agroalimentare abbiamo margini di crescita sui mercati esteri, soprattutto su quel- li emergenti. In genere, quando in un Paese in via di svi- luppo si forma una classe media, viene subito riscontrata un’attenzione per tutto ciò che è occidente, quindi, an- che Italia. Auto, moto, abbigliamento, vini, formaggi e pa- sta sono tra le icone italiane che sappiamo vendere, ma che potremmo vendere meglio. Probabilmente, in qual- che segmento dell’agroalimentare scontiamo la presen- za di aziende di dimensioni ridotte che faticano davan- ti all’aggressiva concorrenza delle multinazionali. Da qui, la necessità, e mi riferisco alle aziende medie e piccole, peculiarità tutta italiana, di unirsi per fare sistema. Ma, e lo sottolineo per l’ennesima volta, non bisogna mai e poi mai rinunciare all’alta qualità, altrimenti si scende al livel- lo dei prodotti dell’Italian Sounding. • Filippo Antonio De Cecco è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2001. È Presidente della F.lli De Cecco di Filippo Fara S. Martino, storica azienda fondata nel 1886. Ha provveduto a ristrutturare i fabbricati e gli impianti di Fara S. Martino, che vengono ingranditi e dotati di macchinari tecnologicamente all’avanguardia. Nel 2011, con l’acquisizione di tre pastifici in Russia, il Gruppo De Cecco è diventato il terzo produttore di pasta del mondo. I dipendenti sono 1200. LA NOSTRA INDUSTRIA MANIFATTURIERA È STRAORDINARIA PERCHÉ, PROPRIO A CAUSA DELLA MANCANZA DELLE MATERIE PRIME, HA SAPUTO EVOLVERSI E SPECIALIZZARSI AL PUNTO DA PRIMEGGIARE A LIVELLO INTERNAZIONALE

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