Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2018 38 una fabbrica dove il marchio è cresciuto, e che un marchio italiano deve essere fatto in Italia. Poi un’altra domanda: “Perché puntare su un prodotto che è fallito? E il suo in- terlocutore gli da un’altra “piccola lezione”. Quel marchio è fallito perché calzature di altissima gamma non possono più funzionare in un mercato piccolo ma possono invece funzionare benissimo se inserite in uno scenario mondiale. Ma la lezione più grande l’economista ammette di averla avuta alla sua ultima domanda, quando gli chiede in che modo potesse aiutare un colosso come Louis Vitton. “Po- treste aprire delle scuole di calzolai”. Uno stabilimento industriale per la produzione di scarpe di lusso in cambio di una scuola di alta formazione professio- nale. Dopo anni di addii da parte degli imprenditori stranieri, un ritorno sul suolo italiano. Così la Regione Emilia-Romagna ha “chiamato alle armi” tutti i calzolai delle imprese locali fallite per farne maestri di una scuola aziendale di alto ar- tigianato. Dall’azienda alla scuola, dalla scuola all'azienda. “Abbiamo attratto Louis Vitton facendo una scuola per cal- zolai. E ora ne abbiamo fatto un modello”, chiosa Bianchi. MOTORVALLEY TRA BIG PLAYER E SCUOLE PROFES- SIONALI La formazione diventa uno strumento privilegiato per proiettare nel futuro un tessuto produttivo ricco di storia. Nella Motor Valley, inutile dirlo, un modello del genere non poteva che essere adottato anche dai big delle due e delle quattro ruote. E infatti dalla partnership con Ducati, Dallara, Ferrari, Lamborghini, Magneti Marelli, Maserati e Toro Ros- so è nato quest’anno il “Bologna Business School”, Business School dell’ateneo bolognese orientata a creare competen- ze professionali specifiche e aggiornate in un distretto terri- toriale che negli ultimi anni si è distinto per la sua capacità di vincere le sfide globali del mercato contribuendo diret- tamente anche alla formazione professionale. Un modello che BBS ha già sperimentato su altri settori di indirizzo dei suoi Global Mba: il 90% degli oltre 300 studenti che ne- gli ultimi 5 anni sono arrivati da 68 Paesi del mondo, han- no trovato occupazione entro sei mesi dalla fine del corso. Il distretto industriale tra Bologna, Modena e Parma com- prende sette costruttori, sei centri di formazione specializ- zati, undici musei aziendali, 188 squadre, quattro circuiti in- ternazionali. Patria dei motori, l’Emilia è stata trasformata dai pionieri dell'ingegneria automobilistica in un brand ri- conosciuto in tutto il mondo. Un valore semplicemente ir- riproducibile altrove, a patto di mantenere le aspettative e non riposarsi sugli allori. Per evitarlo la Ducati, ora asset del Gruppo Audi ma dal cuore prepotentemente italiano, ha affiancato grossi inve- stimenti in tecnologia a un lavoro di dialogo capillare con gli istituti professionali del territorio. Giunto alla terza edi- zione, quest’anno è stato rinnovato il progetto di istruzione e formazione “Desi” (Dual Education System Italy), con cui insieme alla Automobili Lamborghini ha messo in piedi con il supporto della Regione un percorso formativo che vede il coinvolgimento degli Istituti Scolastici Belluzzi Fioravan- ti e Aldini Valeriani di Bologna. Il percorso prevede l’attiva- zione di due percorsi biennali di istruzione e formazione ri- volti agli studenti provenienti dalle classi III dei due istituti professionali bolognesi. Inseriti in un circuito connesso tra azienda, scuola e istituzioni, gli studenti alternano periodi UN DISTRETTO TERRITORIALE CHE SI È DISTINTO PER LA SUA CAPACITÀ DI VINCERE LE SFIDE GLOBALI DEL MERCATO CONTRIBUENDO DIRETTAMENTE ANCHE ALLA FORMAZIONE PROFESSIONALE INCHIESTA Museo Ducati

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