Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2018 32 FOCUS radicali, accompagnate, anzi anticipate, da riforme istitu- zionali e sociali adeguate, il vero rischio è che, per quanto competitiva possa essere l’impresa, le rigidità e i contesti sistemici creino una frattura incolmabile tra chi produce valore e il contesto in cui opera. È questo il tema che noi ci proponevamo di portare all’at- tenzione di questa mattinata, perché un Paese che guar- da all’indietro, che fa passi indietro nelle sue riforme sociali e istituzionali, corre il rischio di rimanere fuo- ri dalla creazione di valore e di opportunità, e ha qua- si la certezza di vedere an- cor di più impoverire i pro- pri ceti sociali, comprimere il proprio ceto medio, crea- re disuguaglianze che non sono più sostenibili. Viviamo noi tutti, ogni gior- no, un’accelerazione dei pro- cessi di creazione di valore a cui non possiamo resistere. Si dice, questa accelerazione va governata. E allora il te- ma è: come la governiamo? Uno dei passaggi chiave in tal senso è la flessibilità del mercato del lavoro. Chi vi parla è stato, quando diventai Presidente di Confindustria circa 18 anni fa, quello che ha aperto il tema della flessi- bilità del mercato del lavoro, della riforma del mercato del lavoro, in una logica nella quale allora ci sembrava, al sotto- scritto e anche a molti dei colleghi che sono qui oggi e che allora erano con noi in Confindustria in quei giorni, quello che sarebbe successo e la direzione nella quale saremmo andati. La necessità cioè di rendere le imprese scattan- SIAMO molto contenti come Cavalieri del Lavoro di aver scelto Torino per trattare un tema come questo. Per- ché la storia dell’industria italiana, la storia anche delle evoluzioni e delle rivoluzioni del sistema produttivo ita- liano sono strettamente legate a questa città, e trattare un tema come questo nel modo in cui l’abbiamo fatto si proponeva proprio di mettere in campo al tempo stesso le grandi opportunità e le grandi sfide che questa ri- voluzione industriale, digita- le, comunque questa grande disruptive revolution, com- porta per tutti quanti noi. Per noi come imprendito- ri, per noi come cittadini di questo Paese, per noi come cittadini di questa Europa. Innanzitutto mi sembra chiaro che più che distin- guere il successo delle im- prese tra imprese mature e imprese innovative, la vera distinzione da farsi è fra chi sa innovare il modo in cui fa impresa rispetto a chi inve- ce continua a rimanere fer- mo a modi di operare desti- nati ad essere spazzati via. Come sempre accade in mo- menti di profonda transizione, abbiamo di fronte a noi grandi opportunità e, a al tempo stesso, una grande sfida per noi come imprenditori collettivi, come parte del ceto dirigente di un Paese come il nostro e di un’Europa come la nostra. Perché la vera portata competitiva di queste tra- sformazioni, al di là della lettura a livello di aziende, im- patta sui sistemi paese nei quali le nostre imprese ope- rano. E se non sono, queste innovazioni, così fortemente DARE FIDUCIA A CHI INVESTE INTERVENTO CONCLUSIVO DI ANTONIO D’AMATO, PRESIDENTE FEDERAZIONE NAZIONALE DEI CAVALIERI DEL LAVORO

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