Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2018 31 FOCUS mazione e non nell’assistenza. Con l’assistenzialismo non si è mai creato lavoro”. In chiusura della tavola rotonda, l’intervento di Mario Deaglio si concentra su alcuni aspetti anche sociologico connessi ai cambia- menti introdotti dall’automazione e informatizzazio- ne dei processi di lavoro. “Noi riusciamo a fare da so- li il biglietto dell’aereo e molte operazioni bancarie? Bene, questo significa che guadagniamo tempo, ma come spendere questo tempo in più? Non lo abbia- mo ancora pensato. Vanno riconsiderati gli strumenti di formazione del capitale umano altrimenti la rivo- luzione digitale rischia di schiacciarci sul presente”. A proposito delle nuove forme di protezione sociale sottolinea: “Dobbiamo programmare più periodi di formazione in cui le persone vanno a studiare. E poi, inutile girarci intorno, ci deve essere più mobilità del lavoro perché le cose cambiano”. • ne interna all’impresa che ha un effetto molto importan- te sulla produttività. Dunque se abbiamo una popolazione in via di decresci- ta di benessere, in via di decrescita del capitale umano, in via di decrescita del capitale sociale, è perché quan- do non si lavora non ci si integra nella società. È questo il problema più grande, perché oltre alle variabili econo- miche ci sono anche variabili che non si misurano. Quelle che misuriamo sono il Pil, la contabilità nazionale e cose di questo tipo. Ma poi ce ne sono delle altre. Ho avuto un dibattito con Michel Serres, che è un filosofo francese, lui diceva: «Basta dire che prima si stava me- glio». E io gli ho detto: “No, non ho mai detto che prima era meglio. So che la gente vive meglio oggi, anche i di- soccupati oggi vivono meglio di trent’anni fa, ma so che la gente trent’anni fa aveva un futuro. O pensava di ave- re un futuro”. •

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