Civiltà del Lavoro, n. 3/2018

FOCUS CIVILTÀ DEL LAVORO III- 2018 45 Primo porto italiano per tonnellaggio totale movi- mentato, primo porto petrolifero del Mediterraneo, primo per traffico ferroviario. Di quale primato va più orgoglioso? Chiaramente di tutti perché insieme rappresentano il se- gno di un cambio di rotta che vede Trieste di nuovo al centro di una crescita economica solida per il Friuli Ve- nezia Giulia e per l’Italia. Se proprio devo sottolineare un primato credo sia importante segnalare le performance che stiamo ottenendo sulla “cura del ferro”. Siamo passati dai 5mila treni del 2014 a 10mila treni di oggi. E oltre ai numeri conta anche la qualità della platea. In che senso? Nel senso che siamo l’unico porto italiano a poter contare su tanti attori internazionali. Favoriti dalla posizione geo- grafica abbiamo operatori ferroviari austriaci, tedeschi e poi italiani. Va sottolineato inoltre il ruolo fondamentale di Adriafer, controllata al 100% dalla nostra Autorità di si- stema, che ha ottenuto la certificazione a poter operare in rete e non più solo come operatore di manovra portuale. Quali i punti di forza e, se ce ne sono, quali i punti ancora critici? La digitalizzazione è una delle sfide più importanti per il porto di Trieste e per tutti i porti italiani. Noi abbiamo at- tivato di recente dei nuovi moduli di "Sinfomar", il softwa- re marittimo, che attraverso la cosiddetta “Port Communi- ty System” consentono la completa dematerializzazione delle operazioni di controllo e autorizzazione delle movi- mentazioni ferroviarie, integrate interamente con i pro- cessi portuali. Abbiamo integrato la filiera dal lato mare alla gestione ferroviaria, per fare un esempio basta trascinare la docu- mentazione dalla nave al treno di destinazione per sin- cronizzare tutte le relative documentazioni. E le criticità? La registriamo sul preclearing. Qui però c’è un proble- ma logistico su cui possiamo fare poco. Prima di arriva- re a Trieste molte navi toccano Capo d’Istria, che è a po- chi chilometri da qui. Il fatto è che il tempo di invio della documentazione da Capo d’Istria è più o meno lo stesso dell’arrivo della nave in porto. Trieste vanta un’importante realtà nel panorama dell’innovazione, l’Area Science Park. Ci sono modi per far incontrare questo mondo con il sistema porto? Senz’altro. Abbiamo già incominciato a farlo. Pensi ai van- taggi dei punti franchi, perché non sfruttarli anche in chia- ve di ricerca e innovazione? E infatti abbiamo già incuba- to un’impresa fondata in Indonesia da un italiano che si è formato allo Science Park triestino e che ora stabilisce qui un centro di trasformazione di alghe per la produzio- ne di alimenti e medicine. Pensiamo al porto come a un incubatore di imprese. Come presidente di Assoporti sente di segnalare qual- che intervento più urgente di altri sul piano nazionale? La condivisione di informazioni. Oggi molte pratiche si re- plicano per ciascuna Autorità portuale. Una stessa società di autotrasporto deve rispondere a identiche esigenze in tanti modi diversi. Questo problema è superabile e deve essere superato. • (c.f.)

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