Civiltà del Lavoro, n. 3/2018

FOCUS CIVILTÀ DEL LAVORO III- 2018 44 Dopo una lunga attesa, è arrivato finalmente il via li- bera all’inclusione del porto di Monfalcone all'interno dell'Autorità di sistema. Si chiude il cerchio per un’at- tività di programmazione integrata? Cominciamo a pianificare fi- nalmente in un’ottica di si- stema portuale, non solo verso gli interporti ma an- che verso la parte marittima. Adesso abbiamo inglobato Monfalcone, ma nel frattem- po visto che non avevamo un allargamento lato ma- re, abbiamo lavorato mol- to sull’integrazione logisti- ca verso l’interno. Abbiamo investito nell’interporto con un significativo aumento di capitale passando dal 6 al 30 per cento, e acquisendo così due capannoni per un’area di 300mila metri quadri con l’obiettivo di attrarre attività logistiche, manifatturiere e industriali nell'area retroportuale, che sarà punto franco. Ecco un’altra freccia all’arco dello scalo giuliano, la zona franca. Anche su questo fronte ci sono novità? Molte, noi siamo un’Autorità di sistema e tutti gli elementi del sistema porto dovranno essere messi nelle condizioni di sfruttare la potenzialità della zona franca. Un anno fa è arrivata la doppia firma degli allora ministri Delrio e Pa- doan sul decreto riguardante la gestione amministrativa dei punti franchi, un atto determinante che rende final- mente operativo uno strumento che per 23 anni nessuno ha avuto la forza e la voglia di portare a compimento. La mancanza di un testo normativo sull’argomento, previsto già dalla precedente legge di riforma sui porti ma mai rea- lizzato, ha comportato che la gestione dei punti franchi si sostenesse fino ad oggi sulla esclusiva collaborazione tra le amministrazioni coinvol- te nella gestione dello scalo. Una situazione insostenibile. Ora lavoriamo in un quadro chiaro che semplifica la ge- stione dei punti franchi, ren- dendoli più efficienti e più funzionali alle sfide globa- li che in questa fase storica il porto di Trieste è chiama- to a sostenere. Acquisiremo nuove aree da far diventa- re punti franchi all’interno di un sistema integrato che andrà a comporre quella che definiamo "Free-este", cioè la "free zone" del porto di Trieste. Qual è il rapporto tra la città e il porto? Incredibile. Ho lavorato per quasi dieci anni a Napoli, ho avuto molte esperienze anche altrove, ma devo dire che qui, forse anche per le dimensioni della città, c’è un rap- porto quasi osmotico tra la popolazione e le vicende del porto. I triestini vivono il porto come una cosa di famiglia. SEGNO DI UN CAMBIAMENTO DI ROTTA Zeno D’Agostino, numero uno dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale e presidente di Assoporti, illustra i vantaggi della "free zone" del porto di Trieste anche in chiave di ricerca e innovazione Il porto può essere ripensato come a un incubatore di imprese

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