Civiltà del Lavoro, n. 3/2018

UN’ALTRA CHANCE PER IL CNEL INTERVISTA CIVILTÀ DEL LAVORO III - 2018 10 Presidente Treu, da qualche mese lei è diventato pre- sidente del Cnel, l’istituzione “inutile”, che la riforma costituzionale di Renzi bocciata nel referendum propo- neva di abolire. Lei stesso all’epoca sembrava favore- vole all’abolizione. Oggi ritiene che sia davvero inutile oppure può avere un ruolo nel nuovo scenario politico? Ho sempre pensato, anche prima del referendum costi- tuzionale, che il Cnel andasse riformato e il vecchio Cnel, di cui ero consigliere, aveva presentato un progetto di ri- forma che non venne accettato dal Parlamento. Poi so- no arrivati la riforma e il referendum costituzionale, che conteneva molte cose, dalla riforma del Senato alla revi- sione del Titolo V sui poteri regionali, oltre all’abolizione del Cnel. Mi sono espresso e ho votato a favore del refe- rendum perché ritenevo che su molte materie fosse utile alla modernizzazione del nostro paese. Sul Cnel pensavo e penso ancora che possa essere utile perché rientra nel nostro quadro costituzionale, che non valorizza solo la democrazia rappresentativa, ma anche quella partecipativa (agli articoli 2 e 39) basata sui cor- pi sociali intermedi, che debbono poter avere una voce istituzionale. Inoltre, organismi simili al Cnel esistono in ben 21 paesi europei: si sono recentemente riuniti a Bratislava e devo dire che solo nel nostro paese il Cnel era ed è sotto attacco. Più volte accusato di essere un organo costituzionale “inutile”, il Consiglio può rappresentare nello scenario politico di oggi una piattaforma dove riuscire a fare sintesi tra le diverse componenti economiche e sociali. Ne abbiamo parlato con il presidente Tiziano Treu Tra le istituzioni europee c’è infine il Cese, che come il no- stro Cnel raggruppa tutte le rappresentanze sociali. Nel nuovo scenario sociopolitico caratterizzato da incer- tezza e disorientamento, penso che sia utile avere un luogo come il Cnel che mette insieme le parti sociali più rappresentative e cerca di costruire coesione sociale. Noi non siamo di parte perché abbiamo dentro tutti: impren- ditori e sindacati, organizzazioni industriali, agricole, ter- ziarie e professionali, esperti nominati dal governo e dal presidente della Repubblica. Credo che in questo momento sia necessario avere luo- ghi dove si cerca di fare sintesi. Quali sono i temi su cui il nuovo Cnel intende impe- gnarsi? E come farà ad ottenere maggiore attenzione dalla politica e dal Parlamento? È vero che il Cnel ha avuto scarsa attenzione da parte del governo e del Parlamento. Del resto, nessuna delle quat- tordici proposte di legge popolare, che pure sono state presentate negli scorsi decenni, è stata presa in consi- derazione dalla politica, che è stata piuttosto chiusa al- la partecipazione. Ma il valore del Cnel non si può misurare solo sulle pro- poste avanzate a governo e Parlamento. Il nostro valore è quello di istruire proposte e analisi socio-

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