Civiltà del Lavoro, n. 2/2018

DOSSIER CIVILTÀ DEL LAVORO II- 2018 65 i connotati positivi e negativi di que- sta tipologia. Velocità di decisione, consapevolezza del ruolo della famiglia nella gestione, capacità di autofinanziamento hanno in contrapposizione le problematiche relative al passaggio generazionale, la permanenza ai vertici direzionali fino ad età avanzata e la successione che quasi sempre si restringe alla mera di- scendenza indipendentemente dalla valutazione delle capacità manageriali. Né va sottovalutato il rapporto con le banche, con un indebitamento in continua crescita, esi- to dell’utilizzo di credito a breve termine come principale fonte di finanziamento esterno. Ritornando alla eccellente ricerca dell’Università della Cam- pania e all’attraente descrizione delle imprese del Sud cata- logate come “esploratori”, “formiche”, “resistenti” e “lepri”, si nota in ogni ca- so una forte spinta vitale, pur se non corrispondente all’auspicabile crescita. Più che essere medie, esse sono me- dio-piccole con scarsa vocazione al- la crescita ma lo stesso hanno saputo ritagliarsi spazi spesso imprevedibili. Strategia prudente, che fonda il suc- cesso sulla competizione in segmenti ristretti di mercato con un’attenzione ammirevole alla qualità dell’offerta e alla soddisfazione del cliente, ma sup- portata da grande cautela tanto da far ammettere la re- condita volontà di non crescere. Se questo scenario può essere letto positivamente anche alla luce dell’incremen- to di profittabilità e di fatturato o di solidità patrimonia- le, bisogna in ogni caso porsi assolutamente in una » ta la “vergogna nazionale” e al tempo stesso ha ulterior- mente rafforzato l’immagine dell’azienda. Dalla volontà di operare in modo responsabile per il territorio è nata anche la filiera del biscotto “100% lucano”, che ha messo insieme coltivatori locali e introdotto la varietà del grano bramante, utilizzato fino a poco tempo prima solo nella pianura Padana. Di Leo, infine, conclude il suo intervento ricordando l’importanza di avvalersi di strumenti finanziari adeguati. Da qui l’adesione al programma Elite, intrapreso non tanto con l’obiettivo di quotarsi in Borsa, quanto con lo scopo di acquisire competenze qualificate “per impa- rare a fare sempre meglio il nostro mestiere”. Con Marco Zigon, presidente di Getra, si cambia totalmen- te settore e prodotti. Fondata nel 1949 e guidata attual- mente dalla terza generazione, l’impresa è specializzata nella produzione di trasformatori elettrici, ha due stabili- menti in Italia, entrambi in Campania, e l’80% della pro- duzione è destinato all’export. Con cento milioni di fatturato, 300 dipendenti nel nostro Paese e altrettanti nei cantieri sparsi all’estero, la Getra, spiega Zigon, si colloca in una via di mezzo tra la media e la grande azienda. Accanto agli investimenti nelle tec- nologie di processo e di prodotto, sta puntando molto sulle tecnologie legate alle fonti rinnovabili e alle smart grid, “la nuova frontiera con cui il settore dell’energia de- ve misurarsi”. La scommessa di restare in Italia è stata vinta e lo stabili- mento di Pignataro Maggiore, nel casertano, si presenta come totalmente automatizzato e all’avanguardia. Discor- so analogo per lo stabilimento di Marcianise, che produ- ce trasformatori per l’alta tensione destinati ai mercati del Sud America e del Nord Africa. Tutto bene, dunque? » Marco Zigon

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