Civiltà del Lavoro, n. 2/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO II - 2018 17 Camere debbono concedere la fiducia al governo e han- no compiti sostanzialmente uguali. Va anche detto che altri paesi, che hanno superato o non hanno mai avuto il bicameralismo paritario, hanno altri sistemi di controllo e bilanciamento dei poteri. Tuttavia, questo è un punto che potrebbe essere risolto: per lasciare a una sola Camera il potere di dare la fiducia al governo occorre una revisione costituzionale, mentre per specializzare le funzioni delle due Camere e ridurre la “navetta” dei provvedimenti legislativi da una Camera all’altra possono essere sufficienti delle revisioni dei re- golamenti parlamentari. Senza bisogno di sconvolgimenti totali della Costituzione e dell’introduzione di meccanismi complessi come quelli proposti dalla mancata riforma (due colonne di Gazzetta Ufficiale invece della riga attuale). Del suo libro “Elogio della Costituzione” uscito proprio per il settantesimo anniversario, lei ha realizzato an- che una versione semplificata per gli studenti. Cosa si potrebbe fare di più per far conoscere la Costituzione ai tanti cittadini che ne hanno un’idea superficiale? Una delle attività più importanti è andare nelle scuole, negli ospedali e anche nelle carceri a parlare della Costi- tuzione con i più giovani e con i “diversi”. Occorre mol- tiplicare queste occasioni di incontro e far comprendere a tutti cittadini come molte delle decisioni concrete che quotidianamente il nostro Paese assume derivano diret- tamente dai valori e dai prin- cipi costituzionali. Ad esempio tutta la nostra attività internazionale, anche nelle situazioni più comples- se, pensiamo ai recenti fatti del conflitto siriano, deriva dal fondamentale equilibrio fra le due parti dell’articolo 11. Secondo quest’ultimo, “l’Ita- lia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle con- troversie internazionali”, ma “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità neces- sarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni in- ternazionali rivolte a tale scopo”. Da questo articolo sono derivati la nostra adesione alla Nato, il sostegno all’Onu, la nostra partecipazione come socio fondatore all’Unio- ne europea, nonché le operazioni di mantenimento della pace dei nostri militari nel mondo. Un’altra lezione che dovremmo tutti trarre dalla Costituzio- ne è l’invito alla semplicità del linguaggio, affinché tutti possano capire. Non solo la Costituzione è scritta in una lingua limpida e comprensibile a tutti, ma all’articolo 3 specifica che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di ses- so, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Il richiamo alla lingua non è solo a tutela delle minoran- ze linguistiche: è anche un monito a non usare la lingua come strumento di esclusione sociale; pensiamo ai tan- ti linguaggi burocratici o politici o giuridici che sembrano fatti apposta per non farsi capire dalle persone semplici. Ecco perché, anche a questo proposito, dalla Costituzio- ne continua ad arrivarci, set- tant’anni dopo la sua entrata in vigore, un messaggio di uguaglianza e di solidarietà sostanziale e soprattutto di dignità. • Paolo Mazzanti

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