Civiltà del Lavoro, n. 1/2018

FOCUS CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2018 56 Significa che le imprese che lo desiderano possono richie- dere una valutazione che si sostanzia in due documen- ti: una mappatura a uso interno aziendale (anche come gap/risk analysis) e un rapporto, pubblicabile se lo desi- derano, che contiene una sintesi ed il rating. Per presentarsi e farsi conoscere in un nuovo mercato na- zionale, Standard Ethics adotta una strategia consolidata: analizza le maggiori trenta o quaranta società quotate ed emette loro – inizialmente – un “unsolicited” rating (non richiesto e non remunerato) per creare un indice nazio- nale. Un benchmark che può essere utilizzato come rife- rimento. Sono poi le imprese interessate – quotate e no – a richiedere una valutazione. In Italia abbiamo le mag- giori quotate sotto rating da oltre quindici anni. Quali sono i vantaggi per un’azienda nel farsi “misu- rare” dal punto di vista della sostenibilità? I vantaggi sono diversi. Innanzi tutto, il rating aiuta l’a- zienda a posizionarsi, a chiarirsi le idee. A identificare e migliorare le strategie. A valutare le richieste esterne in- dividuando quelle più appropriate o quelle più estempo- ranee o fuorvianti. Poi non dimentichiamo che buona parte delle indicazioni sulla sostenibilità e governance, che sono alla base del rating, anticipano future richieste legislative nazionali. Infine, i vantaggi riguardano i rapporti con stakeholder e investitori: avere un rating adeguato significa avere un “in- vestment grade” positivo per gli investitori, mentre col- laborare con un’agenzia di rating è un segnale di traspa- renza. Incrementa credibilità e reputazione. La rendicontazione non finanziaria, diventata da quest’anno obbligatoria per le imprese di maggiori dimensioni, sta facendo aumentare la vostra attività? La rendicontazione per noi è un fattore davvero positivo. Ma la sua esecuzione riguarda le imprese ed eventual- mente i suoi consulenti. Quali sono gli aspetti di sostenibilità più diffusi nelle imprese italiane e su quali sono meno forti? La trasparenza in merito alla rendicontazione è un ele- mento su cui le imprese quotate italiane si distinguono in positivo. Anche per gli aspetti ambientali. Rimane da lavorare su altri temi, penso alla governance, alla parità di genere, alla trasparenza nella selezione professionale. Come si presenta il sistema imprenditoriale italiano nel confronto con gli altri paesi sviluppati? Dopo aver sofferto l’introduzione di una moneta stabile, oggi il sistema produttivo italiano ha ritrovato competiti- vità e innovazione. Rimane un grande punto su cui lavorare: la trasparenza del mercato del lavoro. La gran parte del mercato del la- voro gira su canali informali e relazionali, con un ecces- so di familismo. È raro trovare sui giornali posizioni interessanti, a livel- lo intermedio, di quadri o di responsabilità nell’industria privata, esattamente il contrario di quello che accade in paesi come la Gran Bretagna. L’imprenditore italiano ha innovato sulla tecnica. Ades- so ha a disposizione anche della flessibilità contrattuale per le assunzioni, ma rimane indietro nei “costumi”, pri- vilegiando del personale “malleabile” e “fedele”. Sten- ta a capire le opportunità derivanti dall’avere in casa uno staff davvero competente, innovativo, con idee originali, diverse e creative, anche ambizioso. Tutti aspetti che invece all’estero sono assai più ricercati. Sembra quasi che lo spettro degli anni Settanta, i residui nefasti di quel modo contrapposto di vedere l’impresa, aleg- gino ancora in Italia, perfino nella mente dell’imprenditore. Finché non si premieranno le diversità, i migliori e i più competenti, non decollerà il mercato del lavoro e non verrà valorizzata la preparazione universitaria. In questo passaggio, il mondo dell’impresa ha grandi responsabi- lità e può giocare le sue carte nel proprio interesse e in quello del Paese. Ci sono casi concreti di vostri clienti particolarmente interessanti? In Italia mi viene in mente una realtà come Fineco, che ha pubblicato da poco il proprio rapporto circa il rating che abbiamo emesso. Si tratta di un interessante approccio imprenditoriale, ba- sato su trasparenza, pragmatismo e innovazione. Che cosa suggerirebbe a un’impresa che voglia farsi misurare da voi? Usarci per esplorare tutte le possibilità che offre la so- stenibilità. Sono grandi opportunità, sono internazionali, sono posi- tive e fanno solo bene. • (p.m.)

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