Civiltà del Lavoro, n. 1/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2018 48 INCHIESTA Via della Seta, che prevede come terminale europeo l’Alto Adriatico. Tuttavia sarebbe opportuno cogliere l’opportunità logisti- ca offerta da Bri anche sul piano terrestre, sin dalle fa- si iniziali di un progetto che ha l’ambizione di caratteriz- zare i prossimi decenni del- le relazioni fra Europa e Ci- na. L’Italia dovrebbe avviare una seria riflessione su co- me poter intercettare la vo- lontà cinese di collegare più industrie nazionali alle proprie esigenze produttive e con- siderare la possibilità di cooperare con le aziende cinesi in progetti da realizzarsi in paesi terzi, soprattutto sfruttando competenze in nicchie (soprattutto tecnologiche) non an- cora sviluppate da Pechino. Nell’ottica di diffondere quanto più la conoscenza e le pos- sibilità offerte da questo progetto, la nostra Fondazione si è spesa in prima persona, grazie anche al suo ruolo di unico referente per l’Italia – insieme alla Camera di Com- mercio Italo Cinese – del Silk Road Business Council, un co- mitato che riunisce soggetti istituzionali e di promozione economica operanti nei paesi che geograficamente si tro- vano lungo la Via della Seta, proprio per individuare occa- sioni di collaborazione. Il progetto Bri è anche uno straordinario strumento per avvicinare popoli, oltre che economie e prodotti. Come considera il livello di conoscenza della cultura cinese in Italia? C’è ancora molto da fare per avvicinare la cultu- ra italiana a quella cinese? In questi anni molto è cambiato nel nostro modo di guar- dare alla Cina: un tempo sconosciuta, poi temuta, successi- vamente ambìta meta per molti imprenditori italiani e oggi anche fonte di investimenti nelle diverse economie mondiali. Nonostante rapporti culturali ormai millenari e rapporti di- plomatici che celebreranno i 50 anni di storia nel 2020, c’è ancora molto da fare per avvicinare i nostri due paesi. Al- le difficoltà negli scambi commerciali corrisponde spesso un vero e proprio deficit culturale riguardo alla Cina ed è per questo che come Fondazione portiamo avanti un forte impegno nei campi della formazione e dell’informazione, grazie al nostro Centro Stu- di per l’Impresa (CeSIF) e a pubblicazioni come il nostro Rapporto annuale e Mondo Cinese. Sostenere le realtà e le aziende italiane interessa- te a stringere rapporti con il mercato cinese, favorire il tu- rismo cinese nel nostro Pae- se, sono infatti impegni im- portanti ma non sufficienti. Dobbiamo mirare a far av- vicinare Italia e Cina anche da un punto di vista cultura- le. La nostra ricetta è quella di puntare sui giovani e sulla formazione alle imprese. Secondo i dati Uni-Italia, associa- zione che ho l’onore di presiedere nata con l’intento di fa- vorire la presenza di studenti stranieri nelle università ita- liane, gli studenti cinesi sono in continua crescita e le loro pre-iscrizioni hanno registrato dal 2008 a oggi un balzo di oltre il 321%. In questo percorso per avvicinare i nostri due Paesi la Fon- dazione è impegnata ormai da oltre 14 anni: con le nostre attività a favore delle imprese, con i corsi di lingua cinese per studenti e professionisti italiani e corsi di italiano a stu- denti cinesi (grazie al programma Marco Polo-Turandot), erogati dalla nostra Scuola di Formazione Permanente, che lavora anche a stretto contatto con il mondo delle scuo- le e del business con i suoi corsi di formazione aziendale. Puntare sui giovani e sul mondo delle imprese è anche la strada giusta per non farsi trovare impreparati quando sarà il momento di cogliere le opportunità in arrivo da Oriente. • Cesare Romiti è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 1978. È stato presidente e amministratore delegato della Fiat, presidente di RCS e di Impregilo. Ha fondato ed è presidente della Fondazione Italia Cina. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui la cittadinanza onoraria della Repubblica Popolare Cinese

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