Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 DALLE FAKE NEWS ALLE FAKE PROMISES SI PARLA molto di fake news, non perché siano una novità (ricordate la vecchia “disinformatija” sovietica?) ma perché grazie alla rete Internet e ai social media le false notizie hanno oggi una propagazione straordinaria e so- no diventate uno strumento di propaganda politica e di arricchimento economico per chi le produce e le diffonde. Così la falsa videonotizia di Renzi alla guida di una Lam- borghini con la dicitura “ecco Renzi in vacanza a Ibiza coi soldi nostri” (mentre era solo un giro di prova nella fab- brica emiliana della Lamborghini), proiettata alla Leopolda di Firenze a metà novembre, ha avuto centinaia di miglia- ia di clic e certo non ha giovato alla popolarità del segre- tario Pd. È giusto combattere le fake news che inquinano l’informazione e anche la democrazia (“conoscere per de- liberare”, ammoniva Einaudi) soprattutto con l’educazio- ne dei ragazzi, con l’impegno dei veri giornalisti e con la trasparenza delle istituzioni. Ma ora, in vista delle elezioni di primavera, all’orizzonte si profila un altro rischio: quel- lo delle “fake promises”, cioè le false promesse di par- titi e leader politici alla ricerca spasmodica di consenso. Il rischio è che l’imminente campagna elettorale diventi una fiera di promesse impossibili, di illusioni destinate a trasformarsi tra pochi mesi in delusioni, perché nonostan- te la ripresa in atto dobbiamo ancora completare il risa- namento dei conti pubblici e soprattutto dobbiamo anco- ra avviare la riduzione del debito pubblico che rimane un elemento di forte fragilità soprattutto in una prospettiva di rialzo dei tassi di interesse. La Commissione europea è preoccupata e ha emesso una sorta di “diffida” nei confronti dei partiti, rinviando a pri- mavera, cioè dopo le elezioni, il giudizio sui nostri conti pubblici, che sembrano richiedere un aggiustamento da 3,5 miliardi per rientrare nel percorso concordato di av- vicinamento al pareggio di bilancio previsto per il 2019. È come se la Commissione dicesse ai partiti: state attenti a non promettere ciò che non potete mantenere, perché se il prossimo governo dovesse allontanarsi dal percor- so di risanamento, siamo pronti a far scattare una nuova procedura d’infrazione. Contemporaneamente il presidente della Commissione Juncker ha dato avvio al processo di riforma delle istitu- zioni europee, con la proposta di istituire il ministro del- le Finanze europeo, che dovrebbe nascere dalla fusione delle cariche di Commissario agli Affari economici e di presidente dell’Eurogruppo e dovrebbe diventare vice- presidente di diritto della Commissione; di trasformare il Fondo Salva-Stati in un vero e proprio Fondo monetario europeo sottoposto al controllo del Parlamento europeo e di inserire nella legislazione europea il Fiscal Compact, che è un trattato tra Stati. È molto importante che il nostro prossimo governo par- tecipi da protagonista alla ridefinizione delle istituzioni economiche europee, che influiranno sullo sviluppo eco- nomico futuro del Continente e dei singoli Stati. Purtrop- po le forze politiche non sembrano per ora interessate a presentare agli elettori un progetto coerente di sviluppo del Paese nel quadro europeo e preferiscono polemizza- re sul passato (dal Jobs Act a Banca Etruria), oppure ri- fugiarsi in promesse spicciole, dal reddito di cittadinanza all’aumento delle pensioni minime, fino al ribasso delle tasse da finanziare facendo salire il deficit per i prossimi anni al 2,9%. A ciò si aggiunge il rischio che dalle urne non esca alcu- na maggioranza e che il Paese si avviti in una spirale di ingovernabilità prolungata con gravi pericoli per il con- solidamento della ripresa economica e per la tenuta dei conti pubblici, nel momento in cui Draghi sarà costretto a ridurre l’acquisto dei titoli pubblici e a far risalire i tassi d’interesse. Si dirà che anche la Germania sembra afflitta da instabilità politica, ma bisogna sempre ricordare che il debito pubblico tedesco è molto inferiore al nostro e che il bilancio federale è addirittura in avanzo di 50 miliardi. Evitare le fake promises dipende anche da noi elettori: quando incontreremo i candidati nei nostri collegi elet- torali, chiediamo loro come intendono finanziare le loro promesse e come intendono ridurre il debito pubblico. E ricordiamo loro che la tutela del risparmio è uno dei pri- mi doveri costituzionali dei politici. • EDITORIALE 9

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