Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

77 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 INTERVISTE in termini di efficienza. Per altri tipi di rete, come quelle di telecomunicazione, è possibile prevedere un maggior tasso di privatizzazione, anche se in occasione di signifi- cativi cambi di tecnologia un gestore in mani pubbliche può garantire meglio di altri un flusso di investimenti pro- grammaticamente più allineati agli interessi nazionali. Negli anni ha assunto numerosi incarichi di rappresen- tanza: pensa che i cosiddetti “corpi intermedi” abbia- no ancora un ruolo da svolgere? Confesso che me lo sono chiesto molte volte. Indubbia- mente la disgregazione dei grandi partiti organizzati, so- stituiti da leader in diretta connessione con gli elettori, ha ridotto la funzione dei cosiddetti “corpi intermedi”. Non va, però, dimenticata una importantissima funzione, che è quella di sviluppare il dibattito sui grandi temi del- la società e dell’economia, nonché quella di contribuire alla formazione della classe dirigente, anche in funzione politica, non più svolta dai partiti che hanno perso la loro componente organizzativa. • la soddisfazione, cercando di consolidare il rapporto di fi- ducia, necessario a realizzare relazioni commerciali stabili. Lei è un “esperto di reti”. La manutenzione di quella elettrica dell’Enel, di quella ferroviaria di Rfi e, in un certo senso, di quella telefonica avendo partecipato alla nascita di Omnitel: pensa si tratti di infrastruttu- re su cui il Paese deve mantenere il controllo o vigo- no le regole del libero mercato tout court? Quello della progettazione, costruzione e manutenzione delle reti di telecomunicazione è assolutamente il nostro core business. È molto difficile dare una risposta univoca a questa domanda. Per alcune reti, come quella ferrovia- ria, ritengo assolutamente preferibile un controllo stata- le, sia perché si tratta di una infrastruttura non replicabile, sia per i tempi assai lunghi del rientro dell’investimento, che mal si conciliano con i tempi di rientro della finanza privata, mentre questi investimenti sono cruciali per lo sviluppo economico nazionale. D’altra parte, è necessario che il pubblico si uniformi a criteri di gestioni privatistici

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