Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 30 FOCUS Fig.2 - Incidenza della cultura sull’occupazione e sulla spesa pubblica in Europa 3,6 1,5 Incidenza dell’occupazione nella cultura sull’occupazione totale (2015) UK Spesa pubblica per la cultura sulla spesa (2015) 3,0 2,3 Germania 2,7 2,3 Francia 2,7 1,5 Italia 2,5 2,6 Spagna 2,9 2,2 UE Fonte: Eurostat, 2016 Numerose sono le altre valutazioni del comparto cultura- le effettuate però esclusivamente con riferimento al no- stro Paese. Nel 2013 il Masterplan della cultura predispo- sto dal Censis individua un più ampio perimetro relativo all’industria della creatività che comprende: • il patrimonio culturale in senso stretto comprenden- te la gestione di musei, biblioteche e monumenti, e le performing art; • l’industria culturale legata all’editoria, al cinema e al- la musica; • il patrimonio creativo di tradizione comprendente l’ar- tigianato artistico e l’eno-gastronomia; • il terziario della cultura cui afferiscono le attività di for- mazione, ricerca e comunicazione. Un tale ampio insieme di attività ha prodotto (nell’anno in cui è stata effettuata la stima) un valore aggiunto di 89 miliardi di euro, occupando un milione 618mila addetti. Anche Unioncamere effettua una sua quantificazione sulla filiera della cultura e, per il 2013, tale stima raggiungeva il valore di 214 miliardi di euro, pari al 15% del Pil. In que- sto caso vengono ricomprese anche le attività a monte e a valle, prima fra tutte quella turistica. Per una tale fon- te, a fronte degli 80 miliardi di valore aggiunto prodotto dal sistema culturale, se ne attivano ulteriori 134 in al- tri comparti economici con un moltiplicatore pari a 1,67. Come emerge dalla sintetica rassegna effettuata, il valo- re economico nelle attività culturali varia in maniera rile- vante a seconda del significato che a tali risorse si vuole annettere. È ben evidente che esiste un appeal turistico del nostro Paese, fortemente connotato dall’attrattività del patrimonio artistico, tuttavia non si può attribuire a questo fattore l’intera motivazione dei flussi turistici. Altrettanto vale per la filiera dell’agroalimentare o per l’artigianato. Sembra pertanto più utile, per le finalità del presente pa- per, circoscrivere l’analisi al campo più strettamente con- nesso alla gestione dei beni culturali e all’industria del- la creatività. Se ad esempio analizziamo il nucleo più rilevante costi- tuito dai musei e siti statali, otteniamo una misura rea- listica del fatturato prodotto il cui valore, pur essendo in crescita negli ultimi anni, non supera il fatturato di una media impresa manifatturiera italiana o di un grande mu- seo straniero. Gli incassi da bigliettazione passano infatti da 104 milioni di euro del 2008 ai 136 milioni di euro del 2014, ai 155 milioni di euro del 2015 e ai 172 milioni di e del 2016 (fig. 3). Un valore riferito all’intero sistema dei 431 istitu- ti afferenti al Mibact. Fig. 3 - Incassi da biglietteria dei musei e dei siti statali in Italia 104 Milioni di euro 2011 119 2012 126 2013 136 2014 155 2015 172 2016 Fonte: Mibact, 2017 Bisogna tener comunque conto che i campioni europei di incassi come i Musei Vaticani a Roma o il Louvre so- no istituzioni che incassano da soli cifre molto importan- ti, integrando gli introiti da bigliettazione con altre fonti. Musei Vaticani e Louvre messi insieme superano l’intero fatturato del sistema italiano (fig. 4). Se esaminiamo l’afflusso di visitatori negli istituti statali vediamo come una maggiore attenzione ai problemi della gestione culturale e una diversa politica tariffaria sta por- tando a una crescita di visitatori, anche di visitatori paganti. Nel 2010 i visitatori degli istituti statali sono risultati pa-

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