Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 19 professionalità, alcune delle quali ancora neppure intera- mente definite: dobbiamo farci trovare pronti, e, nel frat- tempo, formare i giovani affinché acquisiscano quelle con- dizioni qualificate di cui vi è bisogno, particolarmente in ambito scientifico. L’automazione e la robotica possono ridimensionare – nel medio e nel lungo periodo – l’offerta in termini di ore di lavoro, anche se possono offrirci, anche nel breve, diverse opportunità, anche in campi inediti. Il compito che abbiamo davanti è quello di ripensare il legame tra lavoro e welfa- re per aggiornarlo alle nuove domande, non certo per de- molire il modello sociale europeo, base di democrazia con il suo criterio universale di cittadinanza. L’impresa e le altre parti sociali hanno un ruolo fondamen- tale nel gestire al meglio questi cambiamenti. Le aziende sono sfidate nell’innovazione e nelle capacità di sfruttare le occasioni nuove offerte dai mercati globali. Servono do- ti manageriali di elevata professionalità. Talvolta è neces- saria la decisione di andare oltre le dimensioni piccole o medie di impresa, altre volte è opportuno costruire alle- anze, mettere insieme servizi strategici, inserirsi in filiere. L’Italia ha le risorse per essere artefice del proprio futuro. Ma questa partita va giocata insieme, con il concorso di tut- te le componenti della società. E le imprese sono attori im- portanti, determinanti, per il risultato della compagnia Italia. Decisiva sarà anche la consapevolezza e la forza che l’U- nione europea metterà in campo. È l’Europa il soggetto che può agire efficacemente nella scala globale e che de- ve esprimere l’energia per incidere sui processi sempre più veloci. È compito anche del nostro Paese – e responsabili- tà delle sue classi dirigenti – spingere l’Europa a risponde- re alle aspettative dei suoi cittadini ed essere, in tal modo, fedele al suo compito storico. Lo ricordava poc’anzi il pre- sidente D’Amato. Nessuno si avvantaggerebbe di un eventuale fallimento europeo, così come, oggi, tutti paghiamo le conseguenze di incertezze, di squilibri interni, di ritardi del Continente. Il mio augurio – e la mia convinzione – è che, dai ricono- scimenti e dalle testimonianze di questo giorno, scaturisca ulteriore rafforzamento di quello spirito di intrapresa che è fonte di benessere comune più ampio. Buon lavoro a tutti voi. Sono certo che il vostro impegno costituirà elemento di propulsione per una crescita del nostro Paese, per una crescita di qualità. Auguri. •

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=