Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017

VITA ASSOCIATIVA CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 72 Gli aiuti alla produzione dovrebbero considerare – oltre al criterio della superficie – anche le condizioni di coltivazio- ne, prevedendo aiuti aggiuntivi o accoppiati, limitatamen- te alle aree più difficili e a settori in affanno. La semplificazione per i piccoli agricoltori, che ha funzio- nato bene, dovrebbe essere mantenuta. Tuttavia, guar- dando all’agricoltura italiana e alla sua ridotta maglia aziendale, con una superficie media di circa dieci ettari e circa la metà del milione di beneficiari classificabili come “piccoli agricoltori”, non si può che auspicare la crescita dimensionale delle nostre imprese agricole, sia attraver- so l’ampliamento della proprietà che attraverso l’affitto. E per incoraggiare tale crescita occorre puntare anche sui giovani, che in numero crescente stanno raccogliendo la sfida dell’imprenditoria agricola. A loro, che subentrano alla guida delle imprese di famiglia o ne creano di nuo- ve, occorre dare fiducia, mettendo in campo ogni possi- bile strumento, a cominciare da un migliore accesso al credito, dalla semplificazione delle procedure per l’avvio di nuove imprese, dalle agevolazioni per gli investimenti. Le risorse finanziarie a questo scopo devono essere ade- guate, mantenendo e se possibile ampliando la loro en- tità all’interno del secondo pilastro. Il secondo pilastro è decisivo per migliorare nel lungo pe- riodo la competitività dell’agricoltura e dei sistemi rurali. Tuttavia, per aumentare la sua efficacia, occorre sempli- ficarne i meccanismi e i lunghi tempi di gestione, raccor- dando meglio fra loro i periodi di programmazione. Gli aiuti strutturali dovrebbero lasciare maggiore flessibi- lità per gli stati membri, pur sulla base di priorità fissate a livello comunitario; dovrebbero poi essere diretti pre- valentemente alle attività agricole in zone rurali, perché è soprattutto l’agricoltura ad avere un estremo bisogno di investimenti innovativi. Nel secondo pilastro, sarebbe opportuno indirizzare le già esistenti risorse del Piano nazionale di Sviluppo rurale verso forme assicurative catastrofali e parametriche, che permettano di garantire coperture diffuse e a costi con- tenuti per un ampio bacino di aziende agricole. Le poliz- ze, legate ad un miglioramento del rating delle aziende, avrebbero un effetto positivo anche sull’accesso al credito. Considerati i costi di produzione, più elevati in Europa che nei competitor terzi, e più elevati in Italia che in altri Stati membri, l’aumento del reddito degli agricoltori non può che passare per il miglioramento dei mercati e soprattut- to per un rapporto collaborativo fra produzione, trasfor- mazione e commercio. Gli agricoltori debbono rafforzarsi rispetto alle loro controparti a monte e a valle delle filie- re, tanto più in periodi a forte volatilità, come l’attuale. Ci aspettiamo che accorcino finalmente le filiere, con- quistando un potere contrattuale che consenta loro di dialogare alla pari con l’industria di trasformazione ed il commercio. In questo percorso deve giocare un ruolo im- portante anche l’accresciuto appeal della tipicità e del ci- bo locale e di stagione. La qualità e la salubrità delle produzioni agroalimentari dell’Unione europea si vanno affermando sui mercati in- ternazionali, con un valore delle esportazioni che ha fat- to registrare un aumento del 30% nell’arco di cinque anni e ha superato i 130 miliardi di euro nel 2016. Questi dati dimostrano che il supporto assicurato dalla Pac agli agri- coltori va a beneficio dell’intero sistema economico. L’a- pertura dei mercati è un fattore chiave per l’ulteriore incre- mento delle esportazioni, ma gli accordi di libero scambio dovranno prevedere un diretto riferimento agli standard sociali, ambientali ed economici richiesti alle imprese di settore nell’Unione europea. UNA PAC PER L’IMPRESA La Pac migliore per l’agricoltura italiana, quella che noi auspichiamo, è una Pac semplice e di facile applicabilità, che riconosca e premi il valore, rispetti l’identità dei no- stri territori rurali, generi e rafforzi ogni possibile siner- gia con altri settori, assicurando che le risorse assegnate all’agricoltura rimangano effettivamente a suo beneficio. È una Pac sostenibile e competitiva, orientata all’impresa agricola, e dunque al mercato e all’innovazione di pro- dotti e processi, quella che vogliamo e che chiediamo al- la nostra Europa. •

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