Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 19 basterebbe cominciare a copiare dai paesi più virtuosi. Un altro aspetto sono le riforme: dopo il Jobs Act e la riforma previdenziale da ritoccare ma non snaturare (si pensi ai lavori realmente usuranti), restano le altre e cioè: fisco, giustizia, pubblica amministrazione, ecc. Favuzzi - Non c’è dubbio che malgrado questi interven- ti, che apprezziamo, il carico contributivo e fiscale com- plessivo sulle imprese italiane sia ancora molto pesante, se posto in relazione agli altri paesi europei. Inoltre, una vera politica industriale di sostegno alle imprese italia- ne nella quarta rivoluzione industriale non può prescin- dere da un allineamento della Pubblica amministrazione agli standard europei, in particolare sul tema della sem- plificazione e sulla certezza dei tempi. Questo insieme al tema delle infrastrutture fisiche e digitali, che oggi sono fondamentali per far recuperare velocità all’intero Paese. Infine, i dati macroeconomici parlano di ripresa. Dal suo punto di osservazione, è così? Bonometti - Non si può parlare di fine della crisi. Più prudente e giusto dire che siamo fuori dalla recessione. Il manifatturiero italiano è sotto del 22% rispetto al 2008, nonostante il recupero di sei punti avvenuto negli ulti- mi tre anni. Siamo tuttora il secondo paese manifatturie- ro d’Europa, ma la distanza rispetto al leader e aumen- tata e, a livello mondiale, siamo stati superati da India e Corea del Sud. La crescita dell’export, che ha recuperato i valori del 2008, è servita ad attenuare la caduta del Pil industriale e ha frenato l’aumento della disoccupazione che tuttavia è raddoppiata rispetto a nove anni fa, anche nelle province del nord a vocazione manifatturiera. L’atte- nuazione della crisi è largamente da attribuire a un buon numero di medio-grandi imprese che, negli ultimi anni, non hanno interrotto gli investimenti in progetti innova- tivi per il miglioramento di tutti i fattori della competitivi- tà (prodotti, processi, organizzazione) e hanno perseguito la crescita del volume d’affari soprattutto attraverso l’in- ternazionalizzazione delle strutture e delle persone, sul- la base di più elevati livelli di competitività nei confronti della miglior concorrenza, ovunque nel mondo. Le misu- re adottate dal Governo in questi ultimi anni a sostegno delle imprese e del lavoro sono state sicuramente utili, ma la distanza rispetto agli altri grandi paesi industrializ- zati è sotto gli occhi di tutti. Centrale resta il ruolo delle imprese, che debbono trova- re nel paese di origine condizioni che riducano ragione- volmente i rischi degli investimenti in tecnologia, orga- nizzazione e risorse umane, a vantaggio di tutti i soggetti coinvolti: i clienti in primo luogo, in termini di qualità e affidabilità dei prodotti; i collaboratori e le loro famiglie, in termini economici e di crescita professionale; gli inve- stitori, in termini di giusto compenso per gli investimenti effettuati; i territori, in termini di benessere diffuso e di integrazione sociale. Sono noti i parametri macroeconomici che favoriscono una crescita duratura della competitività delle imprese e dell’occupazione qualificata: il miglioramento costante del- la produttività di tutti i fattori; la presenza di risorse uma- ne competenti, motivate e flessibili; il Clup almeno alli- neato alla concorrenza; la crescita delle retribuzioni nette attraverso la partecipazione ai risultati dell’impresa; la ri- duzione degli oneri contributivi e fiscali; i sistemi di rela- zioni industriali orientate alla partecipazione, con riduzio- ne del conflitto fine a se stesso. Favuzzi - Benché siamo a livelli ancora distanti da quelli pre-crisi, è obiettivamente corretto parlare di ripresa. In Italia, tuttavia, la crescita è ancora minore di quella gene- rale europea. I dati macroeconomici ci incoraggiano, ma la situazione rimane complessa in Italia anche con riferimen- to al prossimo quadro di governabilità o di ingovernabilità. Confindustria prevede che l’anno si chiuda con una cre- scita del prodotto interno lordo dell’1,5 per cento. L’otti- mismo va incoraggiato, ma occorre essere attenti al ri- schio di pensare che il peggio sia passato e che quindi si possa mollare l’attenzione anche da parte del Gover- no e più in generale delle forze politiche che si candida- no a governare. • Silvia Tartamella

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